Anche se i mercati rialzisti sono più divertenti dei mercati ribassisti (cit), i bull market sono la causa di un problema assai diffuso: come gestire la liquidità in attesa di investimento?
Si tratta di una situazione abbastanza comune: si dispone di una somma da investire (per la vendita di un’azienda, per un’eredità o magari semplicemente per risparmi accumulati nel tempo). Si tratta di un capitale di cui non si avrà bisogno per un periodo ragionevolmente lungo.
Pur sapendo che qualsiasi investimento a breve termine (conti deposito, titoli di stato) produrrà un rendimento inferiore rispetto a quello di un portafoglio diversificato (lazy portfolio), diventa difficile prendere una decisione “ragionevole”:
- Le azioni sono salite troppo: meglio aspettare la prossima correzione;
- Le valutazioni sono molto care;
- Le azioni soffrono tassi di interesse elevati
- …..
Si tratta di dubbi comprensibili quando si pensa a come investire i propri risparmi dopo un generoso mercato rialzista.
In questo articolo proveremo a proprio a sciogliere questi dubbi attraverso l’analisi dei dati storici e delle statistiche.
Proporremo poi una strategia di ingresso pratica e semplice per gestire valutazioni care, potenziali correzioni e rischi di recessione.
Buonsenso vs realtà
“Cash on the sidelines” questa è l’espressione che gli americani utilizzano per fare riferimento alla liquidità tenuta fuori dai mercati finanziari in attesa di opportunità migliori.
Ma qual è la probabilità di poter sfruttare migliori opportunità aspettando fuori dai mercati?
La questione è stata trattata in modo approfondito in una recente analisi di Charlie Bilello autore e responsabile delle strategie presso Creative Planning, società di gestione patrimoniale e consulenza indipendente con sede negli Stati Uniti.
Charlie Bilello nella sua ricerca, scardina molte delle convinzioni più diffuse tra gli investitori.
Eccone alcune che potrebbero suonarti familiari.
Aspettare una correzione per investire a condizioni migliori
Durante un mercato rialzista, molti investitori preferiscono voler rimanere in attesa di un ribasso per entrare aggressivamente sul mercato azionario a prezzi più convenienti. Giusto! Il rischio, tuttavia, è quello di trovarsi ad aspettare per sempre.
Attendere un “crollo di mercato” in realtà è una strategia che consente di comprare meglio soltanto nel 20% dei casi.
Questa grafica mostra la probabilità di poter beneficiare di prezzi più bassi attendendo un mercato ribassista prima di investire in azioni:
Questo significa che aspettando il prossimo mercato ribassista nella stragrande maggioranza dei casi (80% di probabilità), quando finalmente arriverà il bear market, il prezzo delle azioni sarà comunque superiore rispetto a quello attuale.
Prendiamo il mercato ribassista del 2009. Dopo il minimo toccato nel mese di marzo, il mercato azionario è salito praticamente in modo verticale. In molti pensavano si trattasse di un rialzo effimero e che sarebbe stato saggio attendere per una prossima correzione profonda. Il primo vero ribasso si materializzò soltanto nel luglio del 2010. Il mercato azionario scese di un’abbondante 15%, peccato che a quel punto i prezzi delle azioni fossero, comunque, ormai più alti di ben il 54%. Che avresti fatto a quel punto?
Aspettare che un mercato rialzista offra un “miglior punto di ingresso” è una strategia che funziona soltanto una volta su 5 (appunto il 20% dei casi).
Prima o poi arriverà un crollo di mercato ma, molto probabilmente, a quel punto i prezzi delle azioni saranno molto più elevati rispetto a quelli di oggi.
Aspettare valutazioni più ragionevoli
Più volte su questo blog abbiamo affrontato il problema delle valutazioni (questo è il post più recente): le valutazioni dei mercati azionari principali sono oggettivamente elevate (in particolare quelle del mercato statunitense).
Valutazioni elevate corrispondono a rendimenti più bassi, dunque perché non attendere valutazioni più convenienti prima di entrare nel mercato azionario?
Sembra essere una strategia di buonsenso. Funziona all’atto pratico?
Charlie Bilello ha effettuato un backtest a partire dal 1928 confrontando una semplice strategia buy & hold sul mercato azionario (che prevede, cioè, di rimanere investiti sistematicamente in azioni) con una strategia dinamica di market timing sulle valutazioni.
La regola di questo secondo approccio prevede di passare dalle azioni ai titoli di stato a breve termine quando le valutazioni diventano eccessive e di tornare a investire in azioni quando le valutazioni tornano ad essere convenienti (le valutazioni sono misurate dall’indicatore CAPE elaborato dal professor Robert Shiller):
Sorprendentemente la strategia Buy & Hold risulta più redditizia dell’approccio dinamico.
Certo il market timing ti avrebbe risparmiato drawdown drammatici, tuttavia ti avrebbe anche tenuto fuori da mercati rialzisti estremamente generosi a dispetto delle valutazioni iniziali.
In diverse occasioni le azioni hanno, infatti, continuato il trend rialzista pur in presenza di valutazioni elevate.
Questo grafico mostra nella parte bassa livello delle valutazioni azionarie. La linea tratteggiata indica la media storica: sopra tale media le valutazioni sono considerate elevate, al di sotto convenienti.
Nella parte alta l’andamento dell’S&P500:
Le aree rosa evidenziate nella parte alta contraddistinguono due longeve fasi rialziste durate rispettivamente 7 (1994 – 2000) e 8 anni (2014 – 2021 caratterizzate da valutazioni elevate: il rendimento annuo è stato del 16% e del 14%.
Un mercato costoso può diventare ancora più costoso e può tornare ad essere semplicemente equo senza necessariamente crollare (cit.).
Tassi di interesse: un rischio per le azioni
E’ convinzione diffusa che i tassi di interesse elevati siano dannosi per le azioni.
Nel corso del 2022 abbiamo assistito al rialzo dei tassi più ampio e rapido degli ultimi 40 anni.
Siamo in molti a pensare che, prima o poi, il mercato azionario crollerà sotto il peso dei tassi elevati.
Per quanto questo ragionamento possa avere un suo fondamento logico, non è così semplice individuare un legame diretto tra livello dei tassi e andamento del mercato azionario.
Questa tabella mette in relazione i diversi cicli di rialzo dei tassi con il rendimento realizzato dall’S&P500:
Al rialzo dei tassi del 2022 è seguito un mercato ribassista. Tuttavia, un’analisi più ampia, dimostra che tassi in rialzo non hanno impedito al mercato azionario di salire anche in modo importante.
A ben pensarci c’è una logica: tassi elevati spesso significano crescita economica sostenuta e profitti più elevati, fattori che sostengono la crescita del mercato azionario.
Andare oltre il presunto buonsenso
Per quanto sia difficile da ammettere, non c’è modo di sapere se e quando il mercato sia salito troppo e, quindi, sia imminente una correzione di fisiologico assetamento.
Neppure le valutazioni azionarie sono in grado di fornire indicazioni affidabili: valutazioni elevate non hanno impedito alle azioni di salire ancora a lungo e molto più in alto.
Questo grafico mostra i rendimenti di un investimento azionario su diversi orizzonti temporali 3, 6 mesi, 1, 2, 3, 5 anni).
Per ogni periodo calcolato dal 1998 al 2023 viene riportato il rendimento in condizioni “normali” (in grigio) e quello realizzato quando si è investito in corrispondenza dei massimi di mercato (in verde):
Sorprendentemente investire sui massimi di mercato ha prodotto rendimenti più elevati (leggi il post dedicato all’investimento sui massimi di mercato)!
Il nocciolo della questione non è:
“investi il 100% del tuo capitale in azioni e vedrai che andrà tutto bene”
ma, piuttosto:
“le tue decisioni di investimento e il tuo portafoglio non possono basarsi sulle valutazioni e sul fatto che le azioni scenderanno soltanto perché sono salite tanto”
I dati dicono che non è così che vanno le cose.
Rimanere fuori da mercati azionari sui measimi e che presentano valutazioni elevate, può sembrare ragionevole ma nella maggior parte dei casi significa perdere l’opportunità di raccogliere i rendimenti del mercato rialzista.
Resta, chiaramente, il caso relativamente raro, in cui le azioni cadono più o meno rovinosamente dopo aver raggiunto un nuovo massimo di mercato.
Questo scenario avverso in cui, prima o poi, si imbatterà ogni investitore lungimirante, deve essere gestito, prima di tutto, con una corretta diversificazione di portafoglio e non con il market timing.
Per vincere le vertigini “da massimi di mercato”, e la fobia delle “valutazioni elevate” possiamo prevedere di seguire una strategia di ingresso sul mercato progressiva.
Vediamo di cosa si tratta.
Una strategia di ingresso per gestire massimi di mercato e valutazioni elevate
Per costruire, prima di tutto, un portafoglio solido è necessario individuare un giusto mix di azioni e asset difensivi in modo da riuscire a cavalcare i trend rialzisti e a superare nel migliore dei modi quelli ribassisti.
Per quanto riguarda l’esposizione azionaria:
Per quanto riguarda gli asset difensivi:
Un portafoglio così diversificato rimane la strategia più idonea per gestire valutazioni, tassi elevati e tutte le altre incognite e insidie che fanno parte di un normale percorso di investimento.
Vediamo adesso come metterlo in pratica seguendo un approccio “graduale”.
L’obiettivo non è quello di trovare il “minimo di mercato” e la finestra di ingresso migliore, ma, piuttosto, evitare di scegliere quella peggiore immediatamente precedente all’inizio di un mercato ribassista o, comunque, di una correzione profonda.
L’idea è di investire immediatamente la parte più consistente del capitale a disposizione acquistando tutti gli strumenti nelle proporzioni previste dal “portafoglio scelto” (evitando, cioè, sovrappesi e sottopesi dell’una o dell’altro fondo o Etf che si presuma possa salire o scendere).
Questa è lo schema da seguire:
Il 75% del capitale a disposizione sarà investito immediatamente nel portafoglio individuato a prescindere dal livello delle valutazioni, dalla fase di mercato (rialzista o ribassista).
Il rimanente 25% sarà invece dilazionato in rate periodiche nel tempo seguendo la logica dell smartpac: la rata di investimento periodica viene aumentata nel caso si verifichino ribassi di mercato e ridotta in caso di rialzi significativi.
Vediamo le regole specifiche per mettere in pratica questo ingresso progressivo.
Le regole della strategia di ingresso
Per modulare l’importo della rata periodica sarà necessario misurare performance e ribassi del mercato azionario.
Come riferimento può essere preso lo stesso indice S&P500 il cui rendimento annuo medio di lunghissimo periodo si attesta intorno al 10%.
Ipotizzando un capitale di € 100.000, € 75.000 saranno investiti immediatamente mentre i rimanenti € 25.000 saranno ripartiti nel tempo in rate di periodicità trimestrale
Dal momento dell’avvio del portafoglio si potrà procedere in questo modo:
- Se nei 12 mesi precedenti all’investimento il mercato azionario ha realizzato una performance positiva pari o inferiore al 10%,, il 25% di liquidità rimanente sarà investito in un arco temporale di 4 trimestri (quindi 12 mesi). Pertanto si procederà a investire il 6% circa (calcolato sui 100.000 € totali) su base trimestrale;
- Se nei 12 mesi precedenti all’investimento il mercato azionario ha realizzato una performance positiva superiore al 10%, il 25% di liquidità rimanente sarà investito in un arco temporale di 6 trimestri (quindi 18 mesi). Pertanto si procederà a investire il 4% circa su base trimestrale (calcolato sui 100.000 € totali);
- Ogni volta che si verifica un ribasso pari o superiore al 10%, il capitale da investire dovrà essere calcolato considerando un periodo di 3 trimestri (9 mesi). Pertanto si procederà a investire l’8% circa (calcolato sempre su € 100.000).
Se il mercato recupera il ribasso del 10% (riportandosi sui precedenti massimi o, comunque, sul livello precedente al drawdown) , si ritorna a investire la percentuale calcolata precedentemente secondo i punti 1 e 2.
Se il ribasso non viene interamente recuperato si procede con l’8% trimestrale.
Se la liquidità ancora disponibile è inferiore all’8%, si procede a investire la totalità della liquidità residua;
Nei casi 1 e 2 (quindi, più genericamente, in caso di trend rialzista), ogni volta che si verifica una correzione del 5% si procede all’investimento della rata trimestrale prefissata senza attendere la scadenza pianificata precedentemente. Il piano resta quindi invariato e riparte il calcolo dei tre mesi per investire la rata successiva.
Ad esempio se a gennaio ho investito la prima rata del 25% di liquidità pari al 4% (ipotesi 2), la rata trimestrale successiva sarà fissata per aprile. Nel caso in cui a febbraio dovesse verificarsi una correzione del 5%, anticiperò la rata di aprile (sempre pari al 4%) e pianificherò la scadenza successiva dopo 3 mesi (maggio).
Si tratta di un approccio che risulta comunque penalizzante in caso di mercato rialzista ma che consente di “aggiustare il tiro” nel caso si incorra in una correzione immediatamente dopo aver attivato il portafoglio. Le percentuali di investimento e le tempistiche di ingresso sono modulate in base alle probabilità di incorrere in correzioni di diversa entità come riassunto da questa tabella (estratta da un precedente post):
Una correzione del 5% è relativamente frequente (mediamente 3 volte all’anno) e viene riassorbita in tempi relativamente brevi. Anticipare la rata serve a sfruttare a proprio vantaggio un ribasso momentaneo all’interno di un mercato rialzista.
Correzioni del 10, 15, 20% e oltre sono, invece, meno frequenti e richiedono tempi di recupero più lunghi .
Resta, ovviamente, la possibilità che il mercato inizi a fare i capricci proprio quando si è prossimi a esaurire il 25% di liquidità “tattica”. Per tutelarsi da questa possibile evenienza possiamo valutare di destinare una parte della liquidità a una strategia bond laddering da affiancare al portafoglio diversificato (ne abbiamo parlato in questo post dedicato).
Conclusioni
Quando si tratta di investire non esistono risposte semplici universalmente valide.
La storia dice che “aspettare momenti migliori” è una strategia che raramente ha successo.
Questo non significa affatto che un portafoglio 100% azionario sia la soluzione vincente sempre e comunque. La maggior parte degli investitori ottiene i maggiori benefici da un portafoglio diversificato coerente con il proprio profilo di rischio, orizzonte temporale e con i propri obiettivi.
Una volta individuato un portafoglio idoneo a soddisfare le proprie esigenze, non ha molto senso preoccuparsi delle valutazioni eccessive o di mercati che sono saliti troppi o troppo in fretta. Si tratta di “rischi” che devono essere gestiti con una corretta diversificazione.
Prima o poi si verificherà un crollo di mercato, arriverà un bear market, una recessione, una crisi più o meno profonda perché è così che funzionano economia e mercati. La stabilità delle fasi di crescita getta i semi della crisi successiva che pone fine agli eccessi e crea i presupposti per l’inizio di un nuovo ciclo rialzista. Semplicemente non c’è modo di sapere quando inizierà il prossimo ciclo negativo.
Il mercato azionario offre un rendimento “elevato” proprio perché non accade mai quello che ci si aspetterebbe che accada.
Abbinare a un buon portafoglio una strategia di ingresso graduale può aiutare a superare superare l’immobilismo causato dal “presunto buonsenso”, e risolvere il problema dato dal voler individuare il momento più giusto.
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