È un porto in trasformazione quello di Ancona. Il sistema portuale che fa capo al capoluogo delle Marche e si spinge fino in Abruzzo, presieduto da Vincenzo Garofalo, porta avanti i programmi per il futuro anche se le acque dell’Adriatico sono agitate in questo periodo, dal punto di vista commerciale, a causa degli attacchi houthi nel Mar Rosso che hanno spinto molte compagnie internazionali a rivedere le rotte che passavano attraverso il Mediterraneo. La buona notizia è stata la capacità di resilienza dei porti italiani e in particolare proprio dell’Adriatico che grazie ai traffici intramediterranei, quindi soprattutto traghetti e corto raggio, in parte sopperiscono a quanto perso in traffici intercontinentali.
In questo senso sono importanti ad Ancona il progetto presentato recentemente di nuovo terminal passeggeri (15 milioni di investimento su un’area di 13mila metri quadrati) e quello per la banchina 27, nell’ottica anche di liberare per attività pregiate il porto storico, punto di incontro fra attività marittima e città.
“Con il nuovo terminal per i traghetti – spiega il presidente Garofalo – intendiamo adeguarci ai tempi e offrire comfort e servizi, in linea con le esigenze dei passeggeri e con l’obiettivo di fidelizzazione degli utenti, anche degli autisti dei Tir che frequentano con assiduità lo scalo”. Per quanto riguarda i tempi, “proseguono le consultazioni con i possibili investitori privati e siamo fiduciosi sugli esiti. Entro i prossimi giorni contiamo di concludere gli incontri e entro novembre di formalizzare la proposta”. Il progetto, d’intesa con il Comune, prevede un 30 per cento di aree specifiche per i viaggiatori, altre aree destinate al recupero degli investimenti privati, “in una fascia di territorio che si affaccia sia verso la città sia verso il porto e che comprende anche mercato ittico e Mole Vanvitelliana”.
In quest’ottica di spostamento dei traffici mercantili è poi importante il progetto della banchina 27 con i suoi 600 metri di accosti che consentiranno di far crescere anche i traffici containerizzati e fare della darsena Marche la base per il progetto di Penisola.
“In questo modo – dice Garofalo – il porto di Ancona si proietta verso il mare e converte il porto antico in area per il turismo anche di lusso e per gli yacht”.
In questa fase di crescita la contingenza internazionale da affrontare è quella della crisi del Mar Rosso che ha ridotto i passaggi dal canale di Suez. “Il nostro settore – afferma il presidente – è condizionato da guerre e tensioni internazionali, ma il sistema portuale dell’Adriatico centrale non ha subito contraccolpi grazie alla sua natura multifunzione, che ha permesso di assorbire le perdite. Le banchine mantengono i traffici di rinfuse, legate al sistema industriale di Marche e Abruzzi. I porti non sono soltanto nodi di passaggio, ma centri di sviluppo utilizzati dall’economia del territorio. Il nuovo piano regolatore portuale darà un contributo in questo senso”.
L’obiettivo del prp in gestazione è rafforzare la vocazione multipurpose. L’Authority ci sta lavorando. “Entro fine novembre – dice Garofalo – partiamo con le consultazioni. Il documento programmatico è già stato oggetto di confronto con i Comuni e le due Regioni coinvolte, adesso andiamo più nel dettaglio”.
Tenendo anche conto di due importanti realtà produttive presenti intorno allo scalo: da un lato Fincantieri, che fra l’altro costruisce le navi che poi andranno a utilizzare le banchine delle crociere, dall’altro la nautica da diporto di lusso. Per Fincantieri è in corso un investimento da 80 milioni di euro, a metà fra pubblico e privato, per rendere gli impianti più competitivi nella costruzione di navi da crociera di lusso.
Garofalo pone infine il tema delle normative europee Ets e degli effetti sull’utilizzo dei traghetti che toccano Ancona: “Cerchiamo di essere più efficienti per fare sì che le merci possano scegliere sempre il mare, perché il rischio è che si torni al tutto strada. Se il costo del viaggio su strada diventa troppo elevato, molti sceglieranno il viaggio via terra. Confidiamo che vengano fatte politiche intermodali in cui i porti abbiano un ruolo utile nella visione del futuro, anche tenendo conto che il nostro sistema portuale è all’incrocio fra due corridoi europei”.
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