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Violenza sulle donne, il 25 novembre la torre della Regione Emilia Romagna si colora di arancione 


Bologna, 23 novembre 2024 – La sera del 25 novembre la torre della Regione in viale Aldo Moro a Bologna verrà illuminata con un fascio di luce di colore arancione. E la presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna Emma Petitti interviene sul tema della violenza di genere in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre.

La Giornata della violenza sulla donne, 25 novembre: tutti i numeri in regione

“Negli ultimi decenni – sottolinea – sono stati compiuti sforzi significativi per riconoscere il fenomeno in tutte le sue forme nonché contrastarlo e prevenirlo. Eppure, anche questo 25 novembre ci lascia con una sensazione di incompiuto e di amaro. Se è vero, infatti, che ‘La violenza contro le donne è una aperta violazione dei diritti umani, purtroppo diffusa senza distinzioni geografiche, generazionali, sociali’, come ci ricorda il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo è altrettanto che, per troppe donne, il diritto a una vita libera dalla violenza non è ancora un orizzonte concreto. Lo ricordano le tristi cronache che testimoniano come non si fermi la mattanza delle donne”.

“L’11 novembre – continua la presidente – è trascorso un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin, che l’anno scorso aveva portato tutto il Paese in piazza a indignarsi e ad alimentare la speranza di una svolta epocale. Da quella tragica data, però, tante donne peraltro sempre più giovani, hanno continuato a subire una simile, tragica sorte. Per questo ripeto da tempo che se i centri antiviolenza sono necessari per dare cura, aiuto, supporto e sicurezza alle vittime, è altrettanto importante agire sul versante della cultura, da cui può e deve passare il vero cambiamento. Mi preme sottolineare, in particolare, il dovere di riconoscere la capacità di autodeterminazione di noi donne, un tema molto ampio che interpella in realtà la libertà di tutti. Costruire percorsi di autonomia è fondamentale per trovare la forza e il coraggio di uscire da una gabbia, da una condizione che spesso ha generato, oltre alla povertà, un isolamento sociale. L’autodeterminazione è la chiave per favorire il processo di una reale emancipazione: economica, lavorativa e sociale”.

Petitti: “La rivoluzione parte dalla cultura del rispetto”

“La Regione Emilia-Romagna – aggiunge Emma Petitti – ha fatto tanto, a partire dal ‘reddito di libertà’ fino ai significativi fondi investiti, passando per la sensibilizzazione che è partita dal mondo della scuola, con la formazione dei docenti e non solo, per arrivare a tutte e tutti con campagne di comunicazione mirate e diffuse in maniera capillare. Per veicolare questo importante messaggio abbiamo utilizzato ogni mezzo incluso il linguaggio artistico, capace talvolta di arrivare in modo più immediato e diretto, organizzando mostre nei locali dell’Assemblea legislativa e della Giunta regionale nonché creando preziosi momenti di confronto e scambio, anche interculturale”. Denunciare una violenza – ricorda la presidente dell’Assemblea – è un atto che richiede coraggio. Abbiamo il dovere di sostenere le donne che hanno la forza di farlo, assicurando le necessarie risposte in tema di sicurezza, protezione e recupero. I servizi ci sono e saranno potenziati, ma la mia speranza è che a fare la rivoluzione sia una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani, a partire dalle famiglie, dalle scuole, da quelle relazioni di tutti i giorni in cui deve germogliare il seme della speranza, del rispetto e della convivenza finalmente matura, piena ed egualitaria”. Per sensibilizzare le cittadine e i cittadini sul significato della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la sera del 25 novembre la torre della Regione Emilia-Romagna in viale Aldo Moro a Bologna verrà illuminata da un fascio di luce di colore arancione.

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La Regione al fianco delle donne: ecco come

Dal reddito di libertà ai finanziamenti per l’autonomia abitativa. Dal fondo per l’imprenditoria femminile, ai progetti per le pari opportunità, fino ai servizi sul territorio per prevenire e contrastare la violenza di genere. La Regione conferma il proprio impegno a fianco delle donne. Grazie anche alle risorse in arrivo per i 23 centri antiviolenza e le 56 case rifugio attive in Emilia-Romagna: 3,4 milioni che si aggiungono ai 9,5 stanziati a partire dal 2020. Risorse provenienti dal Fondo nazionale per le politiche sui diritti e le pari opportunità, che in questi giorni la Regione sta trasferendo ai Comuni e alle Unioni dei Comuni. Ulteriori risorse per quasi 112mila euro sono state assegnate all’Emilia-Romagna per sostenere l’attività dei 14 centri per uomini autori di violenza.

Priolo e Lori: “In Emilia Romagna le donne non sono sole”

“In Emilia-Romagna le donne non sono sole. Quando scelgono di chiedere aiuto, sono tante le realtà attive sul territorio pronte ad accoglierle e sostenerle. Una rete di servizi consolidata, che funziona e che ogni giorno coinvolge Centri antiviolenza, Comuni, Terzo Settore, Aziende sanitarie locali – hanno sottolineato la presidente della Regione facente funzioni, Irene Priolo, e l’assessora regionale alle Pari opportunità, Barbara Lori -. Alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, crediamo sia giusto ricordare che il contrasto alla violenza di genere riguarda tutte e tutti. La piaga dei femminicidi è solo la manifestazione più drammatica, di una violenza contro le donne che rappresenta una vera e propria emergenza sociale che va riconosciuta, denunciata e combattuta insieme, agendo innanzitutto sul piano culturale. Non ci sono alternative”.

I numeri del fenomeno 

Lo confermano anche gli ultimi dati resi noti dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere: in Emilia-Romagna le donne che hanno contattato un Centro antiviolenza nei primi 5 mesi del 2024 sono state 1.670, rispetto alle 1.550 del 2023, considerando solo 12 dei 23 centri antiviolenza presenti in Emilia-Romagna. Temi che saranno al centro dell’iniziativa “Esperienze e strumenti per il contrasto alla violenza di genere – Ascolto e condivisione per la creazione di alleanze” in programma lunedì 25 novembre a Bologna (Aula Magna della Regione, viale Aldo Moro 30), organizzata dalla Regione, in collaborazione con Anci Emilia-Romagna, a conclusione di alcuni dei tanti percorsi di formazione e sensibilizzazione promossi sul tema della violenza di genere.

E se da un lato continuano ad aumentare le richieste di aiuto da parte delle donne vittime di violenza in Emilia- Romagna, lo ‘strappo’ per uscire da una condizione di maltrattamento si consuma prima. Ossia, le donne restano meno tempo in una relazione violenta. Dal 2000 a oggi, spiegano i Centri antiviolenza, le violenze della durata di sei anni o più sono diminuite del 10%: dal 51% al 40% dei casi. Nello stesso tempo, sono aumentate le richieste di aiuto delle donne che riportano di subire violenza da meno di un anno: dal 20% al 36%. In poche parole, spiegano i Centri, “le donne riconoscono la violenza in tempi più brevi e interrompono più velocemente il ciclo della violenza”. Questo, rivendicano i Centri antiviolenza dell’Emilia- Romagna, “è il risultato del lavoro sul territorio portato avanti dai Centri non solo nell’accoglienza diretta ma anche a livello sociale e culturale”.

In questi dati e nella loro interpretazione c’è anche, per i centri emiliano-romagnoli, una risposta alle parole dei giorni scorsi del ministro Valditara. “Che il patriarcato e la violenza contro le donne continuino a esistere ce lo raccontano le decine di migliaia di donne che abbiamo accolto negli ultimi 20 anni”, affermano i Centri antiviolenza Emilia- Romagna. Dai dati raccolti nel 2024, spiegano, nel 62,3% dei casi ad agire la violenza è stato il partner della donna. Nel 15,9% l’ex-partner e nel 10% un familiare. Le violenze ad opera di sconosciuti sono meno del 2%. “Non raccogliamo il dato sui fenomeni di violenza sessuale legati a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale – precisano – ma se ci fosse un modo di farlo costituirebbero una minima parte di questo già poco rilevante 2% dei casi”.

Un manifesto al mese

Oltre alla formazione rivolta a mediatrici interculturali e alla sensibilizzazione dei centri interculturali, al pomeriggio si terrà il secondo webinar della formazione per insegnanti delle scuole superiori in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna; prosegue inoltre la formazione per operatrici e operatori sociali e sanitari. E dopo la pausa dovuta al silenzio elettorale e alla par condicio, ritorna nelle strade e nelle piazze dell’Emilia-Romagna la campagna della Regione “Se lo dice è violenza, Se lo dici è violenza”: un manifesto al mese per tutto il 2024 con una frase fra quelle rivolte quotidianamente da uomini e donne, violenza verbale e psicologica che spesso anticipa quella fisica. “Sei tu il problema di questa famiglia” il manifesto di dicembre, l’ultimo prima della chiusura con la fine dell’anno. Una campagna che ha avuto diversi riconoscimenti, non ultimo quello della Agenzia delle entrate, che si avvale della collaborazione di Anci Emilia-Romagna e che la Provincia di Modena e i Comuni del Modenese hanno deciso di condividere e rilanciare proprio in occasione del 25 novembre.

Reddito di Libertà e autonomia abitativa: come funzionano

Tra gli interventi più significativi avviati dalla Regione in questo mandato il Reddito di Libertà: assegno mensile fino a 400 euro per le donne che stanno affrontando un percorso di uscita dalla violenza. Una misura sostenuta con oltre 3 milioni di euro di finanziamenti regionali per integrare le risorse nazionali insufficienti a soddisfare tutte le domande. E poi i finanziamenti per l’autonomia abitativa: circa 2,2 milioni di euro per aiutare quante sono vittime di violenza a sostenere prime spese per l’affitto e la gestione di un’abitazione. Mentre ammontano a 7,2 milioni di euro i finanziamenti del Fondo per l’imprenditoria femminile: 239 i progetti approvati per sostenere la nascita e il consolidamento di piccole e medie imprese femminili movimentando investimenti complessivi per 21 milioni di euro. Ed è online da marzo di quest’anno la prima banca dati on line sulle pari opportunità. Obiettivo: mettere a disposizione i 339 progetti cofinanziati in questa legislatura dalla Regione con 9,5 milioni per trasformarli in buone pratiche da condividere e replicare. In corso di valutazione i progetti presentati negli ultimi due bandi 2025/2026, chiusi lo scorso ottobre, con 3 milioni di euro stanziati.

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