La Lega di Matteo Salvini si avvicina ad un banco di prova senza precedenti. Dopo il crollo dei consensi, che in pochi anni ha visto il Carroccio scendere da un 34% ad un 8%, il partito si trova ad affrontare due sfide fondamentali che potrebbero risollevare o affossare ancora di più l’identità politica della Lega. L’Autonomia differenziata, riforma fortemente voluta dal vicepremier leghista, e la corsa alla Presidenza del Veneto, che si appresta alle Regionali del 2025, si preannunciano due armi a doppio taglio che plasmeranno il futuro del Carroccio.
In gioco vi sarebbe la leadership di Matteo Salvini, così come la presenza del partito all’interno della coalizione di governo, in cui rischia di essere spodestata dalla crescita equilibrata di Forza Italia, guidata da Antonio Tajani. Proprio quest’ultimo sembrerebbe intenzionato ad ostacolare i due progetti leghisti. Da un lato, i forzisti non sarebbero soddisfatti del testo della riforma dell’Autonomia, già in parte criticato dalla Corte costituzionale, che avrebbe individuato alcuni punti da modificare affinché siano maggiormente allineati con la Costituzione; dall’altro la corsa al Veneto potrebbe rivelarsi un’occasione d’oro per i forzisti, che però probabilmente dovranno cedere alle richieste del partito di Giorgia Meloni.
La Lega si trova così minacciata da quello che dovrebbe essere invece un alleato di governo, che potrebbe di fatto rallentare i progetti legisti. Sull’Autonomia, in particolare, i forzisti avrebbero partecipato ieri ad una riunione dell’osservatorio sul Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), nato proprio per vigilare sulla corretta individuazione e scelta di questi livelli. A seguito del vertice, a cui hanno partecipato il segretario del partito, Antonio Tajani, il ministro per le riforme Elisabetta Casellati, i presidenti di Regione e il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Nazario Pagano, i presenti avrebbero sottolineato che l’ipotesi del referendum popolare non sarebbe da scartare del tutto, come invece dichiarato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Autonomia, il rallentamento dopo la delibera della Consulta
La Corte costituzionale avrebbe dichiarato valida la riforma dell’Autonomia differenziata, in quanto non presenterebbe profili di incostituzionalità, ma avrebbe anche individuato alcuni passaggi da modificare affinché il testo possa essere realmente proficuo per il Paese. A seguito del pronunciamento, che non è stato ancora pubblicato ufficialmente, il segretario forzista Antonio Tajani sarebbe nuovamente intervenuto sulla vicenda, evidenziando che secondo il suo partito vi sarebbero “cose da correggere” all’interno del provvedimento.
Tajani e i forzisti si sono detti fondamentalmente favorevoli alla riforma, ma allo stesso tempo non intendono cedere su alcuni punti fermi che ormai da mesi perseguitano la lega. “Si deve lavorare sui Lep e sulle materie non Lep“, ha infatti ribadito il vicepremier azzurro, sottolineando che il rallentamento dovuto alla sentenza della Consulta dovrebbe essere sfruttato per ragionare meglio su alcuni aspetti del testo, così da “fare bene, senza forzature o fughe in avanti“. In questo senso, sarebbe intervenuto anche il capo dei senatori, Maurizio Gasparri, che ha voluto sottolineare che, secondo il partito, “un approfondimento nella sede parlamentare consentirà di fare una riforma più equilibrata e più attenta a tutti i territori“.
Per quanto riguarda il referendum popolare sull’Autonomia, Forza Italia non esclude che questo sia proponibile nel prossimo futuro. Sulla questione, infatti, dovranno decidere la Corte di Cassazione, che capirà se il quesito è ancora valido, e la Corte Costituzionale che invece ne verificherà l’ammissibilità. Il monito, quindi, è quello di non trascurare questa possibilità ma di comprendere se effettivamente possa a breve tramutarsi in una realtà.
L’incognita Zaia in Veneto
La sfida in Veneto potrebbe rivelarsi ancora più cruciale per il partito di Matteo Salvini. Fratelli d’Italia vorrebbe più Regioni governate da suoi presidenti, per rispetto della questione di rappresentatività, e la Regione del Nord-Est sembrerebbe perfetta per rispettare tale principio. I leghisti, ovviamente, non hanno intenzione di rinunciare ad un territorio che negli ultimi 15 anni è divenuto per loro emblematico, grazie alla presidenza di Luca Zaia.
Ora però, i due mandati del governatore sono scaduti e l’incognita sul suo successore è sempre più incombente. La lega continua a dare battaglia sulla questione del limite di mandati, ma i risultati per il momento sarebbero piuttosto scarsi. Nel caso in cui FdI e FI insistessero per avere un loro candidato sostenuto dalla coalizione, si inizierebbe a far strada l’ipotesi di una corsa in solitaria per il Carroccio. Zaia ha infatti dichiarato di essere convinto di “prendere i voti con la mia lista, perché parlo dei nostri temi identitari“, per poi aggiungere durissimo: “Qui non è in ballo solo il destino del Veneto. Se lo perdiamo crolla tutto“.
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