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Vieste, il boss Troiano si pente: l’ex fedelissimo di Raduano


«Ho avuto un ruolo nell’omicidio di Omar Trotta, quello di mandare un sms ai killer per confermare che la vittima era nel suo ristorante “L’antica bruschetta” di via Battisti a Vieste. Mandai il messaggio a Angelo Bonsanto, con cui avevo parlato poco prima e che mi fece ripetere dove si sedeva Omar. Dopo aver inviato l’sms, andai via dal ristorante. Dopo 20/25 minuti dopo da casa mia che è vicino al locale, sentii 3 o 4 spari; e vidi persone correre e urlare». Ecco le prime dichiarazioni dell’ultimo pentito della mafia garganica. È Gianluigi Troiano, 31 anni, viestano, già braccio destro del boss pentito Marco Raduano. Troiano è il collaboratore di Giustizia numero 12 della mafia garganica dal 2017, il quinto del 2014, il settimo di Vieste.

Catturato a fine gennaio scorso vicino Granada in Spagna dopo una latitanza di 2 anni e 1 mesi, estradato recentemente in Italia, Troiano ieri mattina parlando da una località segreta in videocollegamento con la Corte d’assise di Foggia ha reso dichiarazioni spontanee ai giudici che dal febbraio 2023 lo processano in una tranche dell’inchiesta «Omnia nostra». Troiano ha quindi confessato il proprio coinvolgimento nell’omicidio Trotta. Suo coimputato è Angelo Bonsanto, 34 anni, di Lesina, ritenuto uno dei killer. Bonsanto, difeso dall’avvocato Luigi Marinelli, si dice innocente. L’accusa in aula è rappresentata dal pm della Dda Ettore Cardinali.

Trotta fu assassinato a colpi di pistola nel suo ristorante il 27 luglio 2017 sotto gli occhi di moglie e figlioletta, nell’ambito della guerra tra il clan Raduano e i rivali del gruppo Perna-Iannoli. Troiano è accusato da una serie di pentiti d’essere entrato nel ristorante per verificare la presenza di Trotta, suo amico, e informare i killer. Sino a ieri l’imputato si diceva innocente. Per l’omicidio Trotta sono già stati condannati Raduano (pentitosi a marzo scorso) quale mandante, il compaesano Danilo Pietro Della Malva e il mattinatese Antonio Quitadamo pure loro collaboratori di giustizia.

Troiano finì in cella il 7 agosto 2018 insieme a Raduano e altri due viestani nel primo atto del blitz antidroga «Neve di marzo» e fu condannato a 9 anni e 2 mesi per traffico di droga. Nel suo passato anche una condanna a 2 anni e 8 mesi per tentata estorsione e ricettazione d’auto, cui aggiungere ulteriori 16 mesi sempre per ricettazione d’auto. Al momento è in attesa di giudizio oltre che per l’omicidio Trotta, anche per mafia e rapina nel blitz «Mari e monti» del 15 ottobre scorso contro il clan Li Bergolis: la Dda gli contesta d’aver fatto parte del clan Li Bergolis/Miucci, rivale del gruppo ex Romito alleato di Raduano, sino al luglio 2017 quando passò al clan Raduano; e di essere uno degli autori materiali della rapina alla gioielleria «Dei Nobili» del 18 febbraio 2017 a Monte Sant’Angelo, che fruttò 200mila euro in preziosi.

Detenuto da 2 anni per «Neve di marzo», a dicembre 2020 Troiano ottenne i domiciliari a Campomarino da cui evase l’11 dicembre 2021. Pochi giorni prima (il 7 dicembre) c’era stato il blitz «Omnia nostra» contro la mafia garganica con 32 arresti. Troiano evase – ipotizzarono i carabinieri – per prendere le redini del clan Raduano, visto che il boss in quel periodo era detenuto a Nuoro per scontare 19 anni. Raduano evase dal carcere sardo il 24 febbraio 2023, venendo catturato lo scorso primo febbraio a Bastia, in Corsica: dopo 40 giorni, il 14 marzo, la decisione di pentirsi. Due giorni prima, a fine gennaio a Granada in Spagna era stato catturato anche Troiano.

In Spagna Troiano è accusato insieme a Raduano di aver ucciso il 21 novembre 2023 a Alhendin, in provincia di Granada, un presunto narcotrafficante per un debito maturato nei confronti dei due viestani. In ordine di tempo sul Gargano si sono pentiti il manfredoniano Carlo Magno dopo aver ucciso a ottobre 2017 ad Amsterdam il concittadino e narcotrafficante Saverio Tucci; nel 2020 il viestano Giovanni Surano, custode delle armi del clan Raduano; nel 2021 il viestano Danilo Pietro Della Malva dello stesso clan e Orazio Coda, pure legato al clan Raduano; nel 2022 Andrea Quitadamo e Antonio Quitadamo entrambi di Mattinata e il manfredoniano Antonio La Selva; nel 2024 il viestano Liberantonio Azzarone, nipote di Raduano; quindi Raduano reo confesso di una dozzina di omicidi; Giuseppe Della Malva, padre di Danilo. tutti di Vieste; a metà novembre il mattinatese Francesco Notarangelo.

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