La magistratura smantella, colpo dopo colpo, le errate impostazioni che l’allora ministro della Transizione ecologica del governo Draghi, Roberto Cingolani, ha impresso alle politiche energetiche del nostro Paese. E ora rischia di fermarsi la corsa dell’Italia – e in particolare della Sicilia che era avanti a tutti – a raggiungere gli obiettivi al 2030 di nuovi impianti energetici da fonti rinnovabili.
Il tutto comincia nel 2021 col Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che di fatto restringeva la possibilità di nuovi sfruttamenti di risorse, di recente censurato dai giudici. Frattanto, però, a giugno scorso l’attuale ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha emanato un decreto che detta le linee guida per individuare le aree idonee a ospitare parchi eolici e campi fotovoltaici. Il decreto, purtroppo, ha dovuto ricalcare l’impostazione del Pitesai, dando in più alle Regioni la possibilità di adattare le linee guida nazionali alle situazioni dei territori locali. La logica voleva essere, in linea di principio, quella di evitare storture quali le pale eoliche nei pressi di aree archeologiche. Ma la discrezionalità è stata abusata in senza negativo, dando modo, per esempio, alla Regione Sardegna di orientarsi verso un blocco totale delle rinnovabili sull’Isola, e a Toscana, Molise e Sicilia di cominciare a porre paletti restrittivi.
Adesso il Consiglio di Stato ha sospeso il decreto di giugno proprio nella parte che riguarda le Regioni, sostenendo che queste non possono adottare criteri più restrittivi di quelli nazionali, perchè si creerebbero forti disparità fra territori e incertezza negli investitori. Adesso si dovrà attendere la sentenza di merito del Tar Lazio, prevista per il prossimo 5 febbraio.
In Sicilia l’assessore all’Energia, Roberto Di Mauro, ha provato a evitare di bloccare tutto fino al 5 febbraio e ha portato in Giunta il disegno di legge. Ma qua – a quanto si apprende – gli assessori all’Ambiente, Giusy Savarino, e all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo, avrebbero chiesto di potere condividere i criteri. Fra i produttori di energia si teme che chi ha investito su progetti in aree finora idonee si veda bloccare tutto dai nuovi criteri. E ieri al forum “Qualenergia?” il presidente regionale di Legambiente, Tommaso Castronovo, ha lanciato l’allarme: «In Sicilia entro il 2030 dovremmo installare 10,483 GW di nuova potenza rinnovabile e il doppio entro il 2035. Per questo sarà fondamentale per la nostra regione individuare le aree idonee, senza relegarle esclusivamente a quelle marginali o degradate, e, quindi, senza limitare lo sviluppo delle rinnovabili». E per il presidente nazionale, Stefano Ciafani, «per la definizione delle aree, la Regione siciliana non commetta i gravi errori della Sardegna che vieterà la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili ovunque. Si definiscano le norme per far realizzare fotovoltaico ed eolico nel migliore dei modi, ma lo si permetta senza ricorrere a soluzioni restrittive, ideologiche e populiste. Il futuro occupazionale dipende anche dalle scelte del governo regionale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
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