di Ilaria Alleva
Iginio Massari per la prima volta a Terni in occasione della fiera dedicata al pampepato ternano, Sweet Pampepato: nel pomeriggio di sabato 23 novembre il maestro delle arti bianche, presentato da Marta Rosati, ha raccontato molto di sé e della propria storia, dando agli spettatori un assaggio del proprio libro, dal titolo ‘Giorni mesi anni di una vita intensa’. L’evento ha visto il pubblico accalcarsi anche fuori dal Palapampepato. Durante la presentazione sono stati consegnati al maestro una targa e un pampepato, per cui Massari si è detto molto grato: «Ogni riconoscimento per me ha un grande valore perché vuol dire che delle persone si sono ricordate di te, bisogna darne atto, grazie per aver avuto questa idea».
L’infanzia Massari inizia a raccontare partendo dalla sua infanzia, un periodo non troppo felice visto che era segnato dalla devastazione della guerra. «Mi sono sempre dedicato alla pasticceria, fin da bambino. Mia madre alla fine della guerra faceva le creme nelle bacinelle e le copriva con un panno, e io giocavo in giro, sempre attaccato alla sua gonna. Un giorno sono caduto in una di queste bacinelle: Obelix è diventato l’uomo più forte del mondo cadendo nella pozione magica, io cadendo nella crema sono diventato l’uomo più dolce del mondo». Un ricordo particolarmente caro è la crema bavarese della madre: «È il mio dolce dei sentimenti, cerco sempre di rifarla come la faceva lei perché una crema così non l’ho più mangiata. Ma noi mangiamo i dolci di oggi, non quelli di ieri», ha ammesso riferendosi alla continua ricerca della perfezione.
Il lavoro come passione Ricordando il trasferimento della sua famiglia in Svizzera, Massari racconta il dramma di un paese ancora devastato dal conflitto. Rammenta ancora la fuliggine sul volto quando metteva fuori il viso dal treno a vapore, e tutti i paesaggi di città e paesi massacrati dalle mitragliatrici e dalle bombe. Poi l’arrivo in Svizzera: «C’era il verde massimo, era tutto pieno di fiori, e noi quei fiori là ce li sognavamo. Già in Svizzera mi alzavo alle 3.00 del mattino senza sforzo. Il mio lavoro è sempre stata la mia passione e non mi ha mai tradito: ho sempre detto ai miei figli che l’importante non è quante volte cadi, ma rialzarsi sempre».
Condividere Parlando invece della notorietà, Massari fa una battuta: «Tra ‘successo’ e ‘sul cesso’ c’è poca differenza: la notorietà dipende da quello che sai dare. Chi non sa dare non può pretendere di ricevere. Era la filosofia di mio padre, che io chiamavo San Martino perché riusciva davvero a dividere anche quello che non aveva». Sul ruolo della pasticceria italiana nel mondo, il maestro è critico: «La parola condividere gli artigiani non hanno capito che valore può avere, cioè mettere le tue e le mie abilità insieme. Il giorno che gli artigiani arriveranno a capire cosa vuol dire condividere e inizieranno a farlo saremo un faro nel mondo».
Il dolce di domani Alla domanda ‘qual è il suo dolce preferito?’ Massari ha risposto «Quello che farò domani. Non c’è invece un dolce che detesto, perché quelli cattivi servono a sapere come non devi fare il dolce». Il maestro ha anche spiegato come lui e il suo staff si impegnano per migliorare tutti i giorni: «I dolci per me li curo con la stessa intensità tutti i giorni perché non tutti abbiamo lo stesso palato, la stessa cultura. I nostri dolci li mangiano in tutto il mondo. I miei primi allievi sono i miei figli e mi hanno superato di gran lunga, il che è una soddisfazione per un maestro. Noi facciamo circa 500 referenze di dolci all’anno. A turno, con lo staff, facciamo una scheda in cui vengono annotati gli aspetti negativi, positivi e gli spazi di miglioramento, con le motivazioni. Quando facciamo gli assaggi ognuno esprime la sua idea, nessuno parla tra sé. Ogni sei mesi i nostri dolci vengono migliorati con questo sistema».
Il pampepato ternano Iginio Massari ha avuto il piacere di provare il tradizionale dolce ternano poco prima della presentazione: «È veramente un ottimo prodotto! Avete fatto bene a richiedere la certificazione. L’igp dà un valore al prodotto e si fa un disciplinare. Ogni medaglia, però, ha il suo rovescio: ora è giusto che il pampepato venga riconosciuto dal mondo intero, ma lo spazio del miglioramento deve continuare. Cosa lo ha impressionato del pampepato? «È diverso fa tutti gli altri. È molto elegante, ha del pepe senza che sia troppo incisivo, perché con troppo pepe non avrei sentito le mandorle». Sulle rivisitazioni fantasiose, come quella di ‘Pampemisù’, il pasticciere ha storto il naso. «È come mettere un barattolo di pesto sulla pasta al sugo».
La società La società di Iginio Massari conta ormai sei punti vendita fissi e 24 nelle stazioni. Pasticceria Veneto, dove è nato tutto, ha 24 persone, ma l’intera società ne conta 250. «È un’azienda portata avanti dai miei figli» spiega il pasticciere «Ma abbiamo grandi progetti, non vogliamo fermarci qui. Abbiamo da poco vinto l’appalto dell’ex casino di Gardone Riviera che ha anche un teatro, i posti barca, la spiaggia, un terrazzo per gli aperitivi per 400 persone, tre tipi di gelateria, tre di pasticceria e quattro bar. Credo però che si andrà a finire a giugno dell’anno prossimo, tutti i progetti delle arti non hanno l’acceleratore». E una colazione da Massari quanto costa? «Se prendi un mignon e un caffé con dieci euro te la cavi. La pasticceria di lusso è un lusso condiviso, democratico». A chi vuole avvicinarsi al mondo della pasticceria il Maestro dà un consiglio pratico: «Non essere mai soddisfatto. Il soddisfatto del proprio lavoro ha finito il suo successo».
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