Vaccinazioni raddoppiate in farmacia. L’incidenza dei contagi è sotto la media nazionale
Superata la disaffezione post-Covid, ora i veneti tornano a vaccinarsi contro l’influenza. Al punto che se si continua così, si potrà superare la soglia del 51% di immunizzati over 65 raggiunta l’anno scorso. La campagna lanciata dalla Regione il 7 ottobre vanta già numeri incoraggianti: in sei settimane le 468 farmacie aderenti hanno somministrato 41.874 dosi, destinate a raddoppiare entro 24 ore le 26.651 inoculate nello stesso periodo del 2023. Medici di famiglia, pediatri di libera scelta e Usl, anche grazie agli Open Day, ne hanno invece impartite in totale 680mila, contro le 650mila dello stesso periodo 2023. «Partecipano alla campagna vaccinale il 98% dei medici di base e l’80% dei pediatri di libera scelta, con oltre 580mila dosi somministrate — precisa la Direzione regionale Prevenzione —. E una farmacia su tre».
Oltre le previsioni
«Siamo andati oltre le previsioni della Regione, che ha dovuto rifornirci di altri vaccini — rivela Andrea Bellon, presidente di Federfarma —. La domanda cresce, gli utenti si fidano del farmacista, che inoltre evita loro code e attese, riservando a ogni utente un appuntamento nell’orario prescelto. Chi lavora non perde mezza giornata e gli anziani non sono costretti ad attendere il turno all’Usl o dal dottore». «Siamo soddisfatti anche noi — confida Maurizio Scassola, segretario regionale della Fimmg (medici di famiglia) — la preoccupazione per una certa resistenza o perplessità tra la gente è stata spazzata via dall’alta richiesta dell’anti-influenzale. Nell’organizzare le sedute vaccinali ci aiuta molto la versione monodose, purtroppo inesistente per l’anti—Covid: da una fiala bisogna ricavare cinque vaccini. E quindi programmare sempre il numero giusto di pazienti, per non dover buttare via le dosi avanzate. Ora stiamo vedendo tante virosi e, nelle Rsa, un risveglio del Covid, ma non in forme gravi. Neppure nei soggetti fragili».
I risultati del ritorno alla prevenzione sono già visibili: stando alla Regione e all’Istituto superiore di Sanità, con il «Rapporto epidemiologico RespiVirNet» che raccoglie le segnalazioni dei medici sentinella, il Veneto accusa un numero minore di casi rispetto allo stesso periodo del 2023: 5,95 contagi per mille abitanti contro 8 per mille. L’attuale parametro è inferiore pure alla media nazionale di 6,32 per mille e infatti dal rilevamento di venerdì scorso il Veneto retrocede dalla zona gialla («intensità bassa) all’area verde («livello basale»). Tradotto significa che finora 180mila persone (30mila negli ultimi sette giorni) hanno contratto l’influenza o virus simil-influenzali. I più colpiti sono, come sempre, i bambini fino a 4 anni (12,39 casi per mille abitanti), seguiti dalla fascia d’età 15/64 anni (86,77 per mille). Seguono la coorte 5/14 anni (84,75 per mille) e gli over 65 anni, i più vaccinati, con un’incidenza di 3,15 per mille. Una parte dei pazienti si è rivolta al Pronto Soccorso per tosse, dispnea, febbre e patologie respiratorie, in una percentuale variabile tra il 6% e il 12% del totale degli accessi.
La variante più aggressiva
«Esaminando l’andamento dei contagi, quest’anno il picco potrebbe spostarsi da dicembre a gennaio, benché l’influenza resti una patologia imprevedibile — spiega il professor Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene all’Università di Padova —. E quindi c’è ancora tempo per vaccinarsi, anzi questo è proprio il momento migliore per arrivarci protetti. Il Veneto non sta vivendo una fase critica, ma con l’abbassamento delle temperature mi aspetto un incremento dei contagi, anche perché si starà maggiormente al chiuso». L’«Australiana» che sta circolando è considerata più aggressiva da pediatri e infettivologi, perché scatenata dal virus H3N2, uno dei ceppi di tipo A negli ultimi anni responsabile di diverse epidemie. «Il vaccino la copre, riducendo il rischio di ricovero — chiarisce Baldo —. Attenzione, il male di stagione non va considerato banale, ogni anno causa ricoveri e vittime».
Il Covid
Sul fronte Covid l’ultimo report di Azienda Zero segnala 332 nuovi casi, dato molto sottostimato poiché ormai i tamponi «ufficiali» sono quasi solo quelli di controllo in ospedale. L’unica curva del contagio in leggera risalita riguarda gli over 85. Le vaccinazioni, dal primo ottobre a ieri, sono state 271.478.
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