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La Lombardia è ancora “la locomotiva d’Italia”?


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Mercoledì è uscito il rapporto periodico di Banca d’Italia sull’economia della Lombardia, secondo cui quest’anno la regione non ha avuto i soliti risultati molto sopra la media nazionale, e anzi si è abbastanza conformata alle generali tendenze italiane, soprattutto per il diffuso calo dell’industria e delle esportazioni.

Del rapporto è stata data però una lettura un po’ estrema, perché gran parte dei media si è soffermata solo su una dichiarazione – effettivamente curiosa, per com’era posta – del direttore generale della sede di Milano di Banca d’Italia Giorgio Gobbi, che durante la presentazione ha detto che «la Lombardia non è più la locomotiva d’Italia», cioè la regione i cui risultati sono capaci di trainare la crescita e lo sviluppo economico di tutto il paese. Ne è scaturita una polemica politica che ha coinvolto anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana, che in modo un po’ piccato ha chiesto a Banca d’Italia di indicare allora «chi è il nuovo motore trainante dell’Italia».

L’espressione “locomotiva d’Italia” non ha ovviamente un fondamento tecnico o scientifico nella ricerca economica, ma è un’immagine che si usa molto perché sintetizza bene il ruolo di rilievo che può assumere un settore o un territorio in un’economia: la locomotiva, quantomeno nei modelli tradizionali di treni, è il primo vagone, quello al cui interno c’è il motore e la guida.

In economia, per come si è imposta la metafora nel linguaggio, una “locomotiva” non è solo il territorio o il settore che cresce di più o che genera più lavoro, ma anche quello dove avviene gran parte dell’innovazione e della ricerca, per esempio, e dove quindi si pongono le basi per lo sviluppo dell’intero paese e per la sua direzione futura. È un’espressione che per decenni si è usata anche per parlare della Germania, la «locomotiva d’Europa» che ha garantito crescita e sviluppo dell’apparato industriale di tutto il continente e che oggi fa fatica a mantenere questo ruolo per via di difficoltà economiche sempre più strutturali.

La Lombardia ha avuto in certa misura lo stesso ruolo per l’Italia. In termini quantitativi genera oltre il 20 per cento del Prodotto Interno Lordo italiano, l’indicatore più efficace per stabilire la grandezza di un’economia. Nel 2023 il PIL regionale è stato di 480 miliardi di euro, una dimensione che compete con quello di interi stati europei più che con quello delle altre regioni italiane: è il doppio di quello della Grecia, solo per fare un esempio. Se si considerasse come un paese, la Lombardia sarebbe il decimo dell’Unione Europea per PIL, prima di Austria, Danimarca e Romania, tra gli altri.

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Rispetto al 2019 la Lombardia è stato uno dei territori europei il cui PIL è cresciuto di più: tra il 2019 e il 2023 è aumentato del 6,7 per cento, più della media italiana del 4,6 per cento e più di quanto è successo in altri paesi europei, come Spagna (3,6 per cento), Francia (2,4) e Germania (0,5).

In Lombardia vive più di un sesto della popolazione residente in Italia, ci lavora quasi un quinto di tutti gli occupati, e da qui parte il 26 per cento di tutte le esportazioni italiane verso l’estero.

In Lombardia si sono poi innescati certi meccanismi un po’ immateriali che contribuiscono allo sviluppo, e non solo alla crescita economica: si sono stabiliti qui diversi centri di ricerca, aziende e multinazionali che investono sul territorio, creando legami tra professionisti e man mano distretti sempre più specializzati che innescano un circolo virtuoso. Il prestigio delle università è cresciuto. È la regione italiana dove sono concentrati più investimenti in ricerca e sviluppo del settore pubblico e privato: sono 5,4 miliardi di euro ogni anno, circa un quinto del totale nazionale.

Insomma, anche se negli ultimi due anni alcune variabili economiche sono andate peggio del solito, l’importanza dell’economia lombarda all’interno di quella italiana sia per la crescita che per lo sviluppo dell’Italia resta decisiva. In questo caso, come segnalato anche dallo stesso rapporto della Banca d’Italia, “peggio del solito” significa che invece di essere andata meglio della media, l’economia lombarda nel 2024 sembra aver seguito gli stessi ritmi nazionali. È un segnale di rallentamento dell’economia, che non significa recessione e che non fa venire improvvisamente meno le diverse caratteristiche che hanno portato molti a definirla “locomotiva” per il resto del paese.

Banca d’Italia ha stimato per il primo semestre del 2024 una crescita dell’economia della Lombardia pari allo 0,4 per cento, in linea con la crescita italiana. Le esportazioni sono diminuite, soprattutto quelle verso gli Stati Uniti e i paesi dell’area dell’euro. Ci sono stati grossi cali delle esportazioni verso la Germania, soprattutto a causa delle minori vendite dell’industria e della componentistica per i veicoli, entrambi settori molto integrati con quelli tedeschi, in una crisi particolarmente seria. La produzione industriale lombarda nell’ultimo anno è risultata in calo, comunque meno rispetto al dato italiano.

Anche il settore delle costruzioni è cresciuto meno del passato, soprattutto per il ridimensionamento dei bonus edilizi, che avevano garantito una spinta notevole in Lombardia come in tutta Italia. Il settore immobiliare ha un andamento meno positivo rispetto agli anni scorsi, quando aveva beneficiato di bassi tassi di interesse sui mutui. Nel secondo trimestre del 2024 a Milano le compravendite di case si sono ridotte del 7 per cento rispetto all’anno precedente: è anche del resto la città italiana dove i prezzi delle case sono più alti e dove sono aumentati di più negli ultimi anni.

L’occupazione ha continuato a crescere, anche se nei settori industriali ci sono dati contrastanti: sono diminuite le ore complessivamente lavorate nel settore, e sono aumentate al contempo quelle di cassa integrazione. Significa che con il calo della produzione industriale c’è già stata una riduzione delle attività degli impianti e dei lavoratori.

Dall’ultimo trimestre dello scorso anno il reddito disponibile dei residenti in Lombardia ha ricominciato a salire, e lo ha fatto anche in termini reali, cioè in rapporto a cosa ci si può fare e comprare: secondo Banca d’Italia nel primo semestre del 2024 è aumentato del 2,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, contro una media italiana del 2,3. Questo aumento ha però consentito di compensare appena la riduzione del potere d’acquisto che c’era stata nei due anni precedenti.

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In ogni caso, secondo gli ultimi dati del ministero dell’Economia sulle dichiarazioni dei redditi (quelle del 2023 sui redditi del 2022) la Lombardia è la regione con il reddito medio dichiarato più alto, pari a quasi 28mila euro, rispetto alla media italiana di 23.650 euro.

– Leggi anche: Il governo ha aumentato le tasse?



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