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Così la microfinanza rende grandi i borghi calabresi


Un antico edificio della metà dell’Ottocento ristrutturato e riproposto al pubblico: ora qui si possono affittare delle camere. Ma c’è anche un laboratorio di lavorazione della pelle e del cuoio e una piccola casa editrice dedicata esclusivamente alle pubblicazioni che raccontano la storia del territorio in cui è nata. Queste sono solo alcune delle esperienze di autoimprenditorialità nate grazie al microcredito in Calabria. In particolare, siamo nel piccolo borgo di Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza, uno dei tanti che caratterizzano la Regione e che possono dire anche qualcosa del futuro.

Da tre anni a questa parte, nei borghi calabresi, viene organizzato il Piccolo Festival della Microfinanza, quest’anno si è svolto proprio a Belmonte Calabro, promosso dall’Istituto di ricerche sociali Ermanno Gorrieri e MiCreoHub, con i main partner Bcc Mediocrati, Ente Nazionale per il Microcredito, l’Ordine dei Commercialisti di Paola, il Collegio Geometri Cosenza e Yes I Start Up Calabria. L’evento è stato poi patrocinato dal Comune di Belmonte Calabro e dal Comitato Edufin – educazione finanziaria.

È un evento che chiama a raccolta ogni anno diversi esponenti del mondo economico nazionale, i protagonisti di alcune esperienze significative calabresi e che si rivolge a tutti coloro che vogliono provare a «pensare oltre i limiti», così come citano i promotori dell’iniziativa. «Questo è il senso della terza edizione del Piccolo Festival della Microfinanza» spiega Katia Stancato, economista ed esperta di microcredito, nonché portavoce del Festival.

L’edizione di quest’anno si è da poco conclusa con una promessa: «continuare a portare nei piccoli paesi voci di peso nazionale per immaginare strategie non standard di sviluppo. Lo spopolamento – spiega Stancato – è un fenomeno progressivo e in atto. Non basta una discussione per fermarlo, ma crediamo nel potere ispiratore della narrazione e della diffusione degli strumenti di microfinanza».

Il Piccolo Festival della Microfinanza è nato a seguito della pandemia da Covid. «Abbiamo iniziato ad interrogarci – racconta Stancato – su come poter contribuire a scuotere quella condizione di paralisi in cui tutto il Paese, non solo la Calabria, era precipitato». In particolare, l’obiettivo di quest’anno, era quello di consolidare la comunità di pensiero e pratica nata a partire dall’iniziativa pilota del 2021. «Abbiamo scelto i borghi calabresi come scenario della nostra iniziativa – spiega ancora – perché crediamo molto nelle loro potenzialità, uniche ed inimitabili perché custodi di un tipo di economia centrata sul saper-fare». In altre parole, «l’economia dell’inimitabile». 

La dimensione del microcredito in Calabria è significativa. La BCC Mediocrati, come raccontato nel corso dell’evento a Belmonte Calabro, ha erogato in totale – quindi dall’inizio del lavoro con il microcredito 5 milioni e 400 mila euro ad oltre 200 soggetti. Con Resto al Sud sono stati presentati, invece, 56mila progetti, 7.900 in Calabria. Dei 18mila approvati, 2.400 sono calabresi. Sono poi 365 le donne che hanno partecipato al percorso gratuito di “Yes I Start Up Donne Calabria”, iniziativa promossa dal Dipartimento Lavoro e Welfare della Regione Calabria e dall’Ente Nazionale per il Microcredito, finanziata con fondi Piano Sviluppo e Coesione 2014/2020 e finalizzata a promuovere e sostenere l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità delle donne calabresi. Complessivamente, invece, “Yes I Start Up Calabria”, ha accompagnato nella realizzazione di imprese più di 3 mila calabresi e finanziato 1.040 progetti imprenditoriali; in un anno 300.

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In un contesto internazionale che guarda all’economia globale, il Festival si pone in controtendenza: «Abbiamo scelto di restare piccoli – spiega Stancato – perché piccoli sono i nostri strumenti, così come i beneficiari del microcredito. Noi parliamo di economia reale ed è soprattutto agli operatori di questo settore che ci rivolgiamo perché, da economisti nel Mezzogiorno, dobbiamo restare con i piedi per terra. Promuoviamo quindi le imprese che rispondono alle esigenze della comunità in cui nascono e si sviluppano». I promotori del Festival definiscono così «l’economia dell’inimitabile», ovvero «quell’economia di prossimità animata da una costellazione di piccole attività, spesso artigianali, che hanno come tratto distintivo l’originalità e la capacità di rispondere ai bisogni concreti delle comunità, tramandandone i saperi più antichi in un inedito incontro con le tecnologie emergenti». Sono azioni che «possono diventare baluardo per preservare e rilanciare competenze e allo stesso tempo offrire una sponda per contrastare il lavoro povero e lo spopolamento». 

I dati sono incoraggianti. Stando ad un’indagine di Confartigianato, infatti, in Calabria sono nate 5 mila imprese artigiane negli ultimi 3 anni. L’ulteriore notizia è che si tratta di imprese femminili: rispetto all’anno precedente, l’artigianato femminile è cresciuto del 0,9%. «Sono numeri che accendono una piccola scintilla di cambiamento nella tradizione. Le donne rappresentano un valore aggiunto in ambito economico, così come accade con i giovani. Viviamo in un tempo di lavoro povero e frammentario, dove insiste un’importante differenza salariale tra uomini e donne e in cui c’è una forte richiesta di ritorno ad un lavoro ben retribuito ma anche alla lentezza, a ritmi sostenibili, alla possibilità di coniugare tanti aspetti della propria vita. La piccola impresa permette questo tipo di approccio, di valorizzare il talento e di godere di ritmi migliori. I numeri ci raccontano che le persone, quando sono sostenute e incoraggiate, possono generare un miracolo»,  commenta Stancato.

Ed ecco alcuni dei miracoli di Belmonte Calabro. Patrizia Bruno è la titolare de La Casa della Filanda. Era una consulente di impresa che nel 2015 ha deciso di dare una svolta alla propria vita. Grazie ad un progetto regionale volto alla valorizzazione dei borghi, ha acquistato uno stabile d’epoca che ha ristrutturato grazie al microcredito. Ne è nata una struttura ricettiva suggestiva, capace di offrire agli ospiti servizi di alta qualità. Patrizia ha tre figlie, una di loro ha inaugurato recentemente il ristorante “La Bottega della Filanda”; le altre due, studentesse universitarie, partecipano pienamente alle attività di famiglia che rappresentano oggi un futuro possibile nel proprio paese di origine. ASEmit è invece una casa editrice nata nel 1960, specializzata nel recupero di testi rari sulla Calabria, sulla vendita e la ripubblicazione degli stessi. Si occupa inoltre di intercettare nuovi autori e pubblicarne i testi. Oggi l’azienda è gestita da Luisa Gigliotti, terza generazione di titolari: «La nostra è una passione di famiglia, – racconta – spesso capita di acquistare vere e proprie biblioteche familiari che facciamo consultare agli studiosi o mettiamo in vendita». Grazie al microcredito è riuscita ad implementare i servizi editoriali della casa editrice. Sono stati acquistati i macchinari per la realizzazione espressa di volumi e per permettere il passaggio dall’e-book al testo. Marisa Sorrentino, invece, è la fondatrice di Labart, laboratorio artigianale di lavorazione della pelle e del cuoio e nella produzione di accessori. Proviene da una lunga storia familiare legata all’artigianato: già la nonna insegnava il cucito alle donne del paese. Grazie al microcredito Marisa potrà rafforzare il suo investimento in bottega e implementare la collaborazione con gli artigiani della zona, mentre sogna di poter avere un giorno un brand tutto suo di manifattura calabrese. 

Il microcredito in Calabria rappresenta ancora una sfida aperta e impegnativa: «Non è facile rompere il muro di diffidenza e insicurezza delle persone», racconta Stancato. «È un percorso lento e faticoso che portiamo avanti con la formazione e il tutoraggio. Ci mettiamo passione perché ci crediamo». Secondo lo Svimez, entro il 2080 il Sud rischia di perdere 8 milioni di residenti: «Non possiamo restare inermi. Da economisti con il cuore a Mezzogiorno siamo chiamati a costruire insieme proposte e a diffondere strumenti. Dobbiamo farci portatori di speranza o in queste terre non resterà più nessuno». 

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