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Crisi della meccanica, anche a Bologna aumento vertiginoso della cassa integrazione


Sono 18.965 imprese del settore meccanico in Emilia-Romagna e stanno vivendo un periodo di grande difficoltà. Secondo gli ultimi dati Istat, nei primi nove mesi del 2024 la produzione nazionale ha registrato cali significativi: -9,2% per i mezzi di trasporto, -4,2% per macchinari e impianti e -3,7% per la metallurgia. Questi numeri segnano una crisi che sta colpendo duramente un settore fondamentale per l’economia della regione, che è la prima in Italia per specializzazione nella meccanica. E’ quanto emerge da un’analisi del centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna che parla “mix velenoso”, un insieme di fattori recessivi che “mette a dura prova la resilienza di un comparto chiave del nostro territorio nelle cui micro e piccole imprese lavora il 6,2% degli occupati emiliano-romagnoli, valore più elevato tra le regioni italiane”. 

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Molteplici le cause della crisi: la mancata ripresa del commercio internazionale, la stretta monetaria che frena gli investimenti, la recessione tedesca – un mercato chiave per l’export – e, soprattutto, il rallentamento della produzione automobilistica, settore che sta attraversando incertezze legate alla transizione verso la mobilità elettrica del Green Deal, la strategia UE per arrivare con l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. 

L’analisi di Bussadri (Cgil): “Esplode la cassa integrazione, sulla sanità è la resa dei conti”

La situazione nelle provincie 

Reggio Emilia, Parma e Modena, ai primi posti per la specializzazione nel comparto meccanico, le provincie più colpite. A Bologna si registra un incremento della cassa integrazione del 191,4%.

Reggio Emilia si distingue per l’escalation dell’utilizzo della cassa integrazione, con un aumento del 319,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, il maggiore incremento in Italia. Modena segue al terzo posto con un +201,5%. Anche Forlì-Cesena, con un +171,8%, si colloca tra le prime province italiane per ricorso agli ammortizzatori sociali.

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A preoccupare ulteriormente è il dato relativo all’artigianato, che costituisce oltre la metà delle imprese del settore meccanico in Emilia-Romagna (53,1%). La regione ha registrato il maggiore aumento a livello nazionale nell’utilizzo della cassa integrazione, con il valore dell’assegno triplicato rispetto allo stesso periodo del 2023 (+186,3%).

Tutti questi fattori hanno messo a dura prova la resilienza delle micro e piccole imprese meccaniche, che rappresentano il 6,2% degli occupati in Emilia-Romagna, il dato più alto tra le regioni italiane. Il settore, che ha sempre avuto un ruolo centrale nell’economia della regione, sta affrontando una delle crisi più gravi della sua storia recente.

Trend export macchinari

La crisi tedesca

Una caduta della domanda del maggiore mercato delle tecnologie meccaniche made in Italy quanto a metallurgia e prodotti in metallo e degli autoveicoli, si tratta anche del secondo mercato sia dei macchinari che dei mezzi di trasporto, dietro agli Stati Uniti.

Nei primi otto mesi del 2024 la flessione dell’export della meccanica verso la Germania si amplia rispetto al -3,4% del 2023 e arriva al -12,3%, più del doppio rispetto al -5,6% del totale delle nostre vendite nel paese. I dati delle vendite sul mercato tedesco sono particolarmente critici: caduta del 13,5% per metallurgia e prodotti in metallo e del 18,9% dei mezzi di trasporto con la riduzione

di oltre un quarto (-27,3%) delle vendite di autoveicoli sul mercato tedesco, mentre i macchinari calano del 4,5%.

“La situazione sta precipitando”

“La situazione sta precipitando – per Davide Gruppi, presidente regionale Meccanica e Subfornitura di Confartigianato -. Ci aspettavamo nel secondo semestre 2024 qualche segnale di ripresa che non è purtroppo arrivato. Già nei primi mesi dell’anno avevamo riscontrato un’impennata del ricorso agli ammortizzatori sociali, sia per le PMI sia per le imprese artigiane. In particolare quest’ultime stanno esaurendo le giornate di sospensione coperte dal Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato. Occorre intervenire subito sia sul piano nazionale sia su quello regionale. È nostra intenzione portare il problema all’attenzione dei nuovi amministratori di via Aldo Moro per costituire un tavolo di crisi così come è avvenuto per la filiera della Moda”.

Giampiero Placuzzi, presidente di Eber, l’Ente bilaterale dell’artigianato Emilia Romagna osserva che “la filiera della meccanica, in particolare quella legata all’auto, è in grande difficoltà. Basta guardare i dati del fondo di sostegno al reddito, cioè della cassa integrazione dell’artigianato, uno dei fondi che viene gestito in maniera bilaterale. Nel 2024, ma soprattutto negli ultimi mesi, vi è una esplosione di richieste che superano di oltre il 100% le entrate, oltre il livello di guardi. Nella meccanica l’artigianato rappresenta oltre la metà delle imprese emiliano-romagnole (il 53,1%) – spiega – E proprio nel ricorso al fondo di sostegno al reddito siamo la prima regione per incremento, con un valore dell’assegno di integrazione salariale a cui hanno dovuto fare ricorso le imprese artigiane della meccanica nei primi 9 mesi del 2024 quasi triplicato rispetto allo stesso periodo del 2023 (+186,3%)”. 

“Solo rafforzando le nostre competenze, che sono già di ottimo livello, è possibile vincere la sfida della competitività – dichiara “Spiega Davide Servadei presidente di Confartigianato Emilia Romagna – all’indomani di un voto che ha rinnovato il consiglio regionale rinnoviamo la nostra disponibilità per un’azione unitaria, al di fuori di ogni polemica perché è arrivato il momento dei fatti e solo sedendosi a un unico tavolo, forze politiche, sociali ed economiche, sarà possibile rispondere in maniera unitaria a una situazione molto delicata che può anche avere ripercussioni sul piano sociale”, conclude.

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