Sport e diritti delle donne: le piscine al femminile in Piemonte
Apertura a tutte le donne e alle loro sensibilità: la nuova proposta presentata al Comune di Ciriè dal Comitato territoriale Uisp di Bra-Cuneo
In questi giorni si è parlato di nuovo di piscina al femminile, a seguito di una nuova proposta presentata al Comune di Ciriè dal Comitato territoriale Uisp di Bra-Cuneo. Un’attività sportiva importante della quale ci fa piacere ricordare il vero obiettivo e valore. Quali sono le radici del progetto?
“L’idea trae spunto dalla storia dell’esperienza torinese – spiega Patrizia Alfano, presidente regionale Uisp Piemonte – Nella primavera del 2007, Uisp Torino lanció un progetto dal titolo “Lo sport quotidiano delle donne”. L’obiettivo era organizzare attività nelle palestre e nelle piscine, dedicate e attente alle diverse esigenze e ai tempi di donne di tutte le età e di diverse culture, con la possibilità di portare con sè i propri figli usufruendo dell’organizzazione in contemporanea di attività adatte alla loro età”.
“Tra le diverse proposte c’era quella di riservare, per un giorno alla settimana, quattro delle sessanta ore di apertura di una piscina ad un’attività riservate alle donne. La proposta riscosse successo, si iscrissero tante giovani donne, ragazze e intere famiglie, tante mamme con i loro bambini e le loro nonne. Tutte apprezzarono questa nuova dimensione dell’attività, una grande vasca con uno spazio dedicato al gioco, uno alla scuola nuoto con corsie diverse per bambini e adulti e uno al fitness in acqua”.
“In questi 17 anni nella piscina di Torino sono passate tante generazioni di donne, con diverse religioni e provenienze: italiane, egiziane, marocchine che portavano il velo per scelta, ma anche donne che lo ripudiavano e ne combattevano l’imposizione. Tra di loro, e con loro, studentesse universitarie, professioniste con incarichi importanti, anche alcune suore italiane e tante donne impegnate contro il patriarcato, nella difesa e nell’affermazione dei diritti delle donne. Insieme a loro, un gruppo di donne siriane arrivate dal corridoio umanitario tramite la chiesa valdese, un’associazione che si occupava e si occupa della tratta delle donne nigeriane. Anche loro hanno frequentato i corsi di nuoto, insieme ad una psicologa. Col tempo si sono aggiunte donne operate al seno, un’associazione che ha accompagnato donne somale occupate come badanti, affette da gravi problemi alla schiena per le quali il nuoto era consigliato dai medici”.
“In diversi casi abbiamo riscontrato che proprio lo sport è stato un primo passo per uscire di casa – conclude Patrizia Alfano – stare con altre donne e imparare a nuotare. La piscina femminile è un luogo per le donne dove si discute, ci si confronta, si parla di diritti e si acquisisce consapevolezza. Durante la pandemia del Covid-19 una donna ha usato la chat della piscina per chiedere aiuto: era chiusa in casa con un uomo violento”.
L’Uisp torna a sottolineare i risultati positivi dell’esperienza delle piscine al femminile in questi giorni in cui si puntano i riflettori sul tema della violenza sulle donne, sia per l’aumento preoccupante del fenomeno dei femminicidi, sia per l’avvicinarsi della Giornata del 25 novembre (con tante iniziative Uisp nelle città), dedicata in tutto il mondo a richiamare l’opinione pubblica ad un impegno comune per eliminare la violenza sulle donne.
“La piscina delle donne è stata dichiarata buona pratica all’interno della Carta europea dei diritti delle donne nello sport e in vari altri progetti europei fatti in collaborazione con associazioni che lavorano nel campo del rispetto dei diritti delle donne, associazioni sportive ed enti locali ed europei – ricorda Daniela Conti, responsabile Politiche per la cooperazione e l’interculturalità Uisp – Recentemente, nel 2024, nell’ambito del progetto Sentry Sport questa esperienza è stata validata come pratica di successo e presentata ad un congresso internazionale a Saint Denis, una delle sedi dei Giochi Olimpici e Paralimpici. Questa metodologia non vuole esser ghettizzante, né tanto meno escludente, ma vuole essere un riferimento per tutte le donne che in questo modo si sentono di più a loro agio, donne con storie personali di violenza fisica e psicologica, donne con problemi di disturbi alimentari, donne con disabilità. Come Uisp ci siamo sempre battuti per favorire l’accesso delle donne, di tutte le donne, allo sport e per garantire loro pari opportunità nel mondo dello sport. Anche nel rispetto che si deve a culture, sensibilità personali e fedi religiose differenti, come sancito anche nella nostra Costituzione”.
Dello stesso avviso è anche il sociologo Davide Valeri: “In un paese in cui il corpo femminile è spesso percepito come un campo di battaglia su cui tutto è concesso, alcune persone potrebbero interpretare questa iniziativa come escludente. In realtà uguaglianza non significa trattare tutti allo stesso modo, ignorando le differenze culturali, religiose o personali; al contrario, richiede di riconoscere le diverse esigenze e di rispondere a esse, creando condizioni in cui ciascuno possa sentirsi a proprio agio e partecipare attivamente. L’accesso delle donne allo sport non è solo una questione di uguaglianza, ma anche di salute e benessere. Oltre ai benefici fisici, lo sport rappresenta uno spazio di incontro, di costruzione di reti sociali e di emancipazione”. (a cura di redazione nazionale Uisp; fonte: comunicato stampa Uisp Piemonte)
pubblicato il: 23/11/2024 | visualizzato 149 volte
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