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La legge “Salvamilano” aiuta solo Sala


È stata una maggioranza larghissima, 172 favorevoli contro 41 contrari, ad approvare alla camera la cosiddetta legge “Salvamilano”, votata in perfetto idillio dalla maggioranza e dal PD.

In realtà tale legge è tutt’altro che salvifica, perché contrasta con gli interessi urbanistici e ambientali non solo di Milano, ma di tutta Italia. Infatti, una volta sancita per legge, l’”interpretazione autentica”, come è stata definita, potrà essere applicata in ogni città del paese favorendo consumo di suolo, cementificazione e speculazione edilizia.

Chi si “salva” è solo la giunta comunale milanese del sindaco Sala, da diversi mesi indagata dalla Procura per l’autorizzazione data dagli uffici comunali alla costruzione, mascherata da ristrutturazione, di diversi palazzi della nuova Milano del cemento. In realtà, secondo la Procura le “ristrutturazioni” riguardavano la costruzione di grandi palazzi e grattacieli sorti al posto di palazzine e capannoni dismessi, dichiarata attraverso la Segnalazione certificata di inizio attività che prevede una procedura semplificata con minori costi per i costruttori e introito inferiore per il Comune.

Il gioco era semplice: si fruiva delle agevolazioni per le ristrutturazioni ma si costruivano nuovi grandi palazzi, molto più grandi di quelli esistenti. Nel caso delle cosiddette Park Towers la magistratura calcola che i minori introiti per il Comune siano arrivati a 321.000 euro e per questo è stata anche aperta un’indagine per danno erariale.

Le indagini sono state provocate da esposti presentati dai cittadini che si sono sentiti danneggiati dalla costruzione di mostri edilizi vicini alla loro abitazione oppure persino in prossimità dei parchi. In effetti, girando per Milano, negli ultimi anni, non si poteva non notare un’attività edilizia sfrenata dato che si stima che le condizioni ultrafavorevoli offerte ai costruttori abbiano concentrato sulla città oltre il 40% degli investimenti immobiliari di tutta Italia.

Tutto questo, peraltro, in una città dove trovare una casa in affitto o anche in acquisto è impresa quasi impossibile per molti lavoratori, data la coincidenza tra la speculazione e i salari fermi da anni. Le nuove costruzioni milanesi sono infatti destinate a uffici, centri commerciali o espositivi oppure a residenze di lusso o temporanee poste in vendita a prezzi che toccano i 10.000 euro a mq. Ciò quando non si tratta di pura e semplice speculazione finanziaria.

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Il sindaco Sala e l’assessore all’Urbanistica Tancredi sostengono che si sia trattato di semplificazioni volte e rendere più rapida la riqualificazione dei fabbricati industriali dismessi o di vecchie costruzioni inservibili, ma appare poco credibile sostenere che la “ristrutturazione” di un capannone industriale possa concludersi con una torre di dieci o dodici piani. Operazioni edilizie che, se attuate correttamente, avrebbero dovuto passare al vaglio del territorio e delle istituzioni, attraverso un “piano attuativo” di zona e sarebbero state più controllate e più costose per i costruttori.

Prima ancora che la legge passi all’esame del Senato sono già stati avanzati, tra l’altro, dubbi di costituzionalità poiché il meccanismo scelto per la legge, per renderla retroattiva, è quello della “interpretazione autentica della legge”; ma ciò avrebbe senso solo se fossero in gioco norme controverse e di incerta applicazione, mentre esistono già chiari interventi del Consiglio di Stato, della Cassazione e della Corte Costituzionale che hanno sancito la lettura delle leggi in questione. Inoltre l’intervento legislativo interviene su un’inchiesta giudiziaria aperta.

Come abbiamo scritto, anche se tutto ciò nasce da una contingenza milanese, può avere conseguenze nazionali, poiché se ne potrebbe avvalere il ministro Salvini che sta predisponendo il nuovo testo unico dell’edilizia.

Se tale testo integrasse quanto approvato dalla Camera, il risultato sarebbe una semplificazione ulteriore, dopo il già pessimo decreto cosiddetto “salvacasa”, delle procedure di cementificazione dei centri urbani con costi di urbanizzazione ridotti e meno introiti per i comuni e darebbe ulteriore spinta alla festa del cemento a danno del suolo, dell’ambiente, dell’urbanistica e del benessere dei cittadini.

– © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO


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