Il finanziamento delle prestazioni sanitarie sarà reso omogeneo. Lo hanno deciso gli svizzeri, approvando durante la votazione odierna la modifica della legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal).
(Keystone-ATS) Essa introduce per tutti i trattamenti – ambulatoriali, stazionari o nelle case di cura – la stessa chiave di ripartizione.
A scrutinio ultimato, la riforma, confezionata dal parlamento dopo interminabili lavori durati 14 anni e combattuta da un referendum, ha ricevuto il 53,3% di sì. La partecipazione si è attestata al 44,9%.
La tendenza benevola per i fautori dell’oggetto si è delineata sin dalle prime stime sul mezzogiorno. Il risultato non è mai stato in discussione, ma sono emerse comunque significative differenze a livello regionale.
In particolare, i cantoni della Svizzera tedesca si sono mostrati i più entusiasti: i sì hanno vinto ovunque. In parecchi casi, le quote hanno superato il 60%, con picchi del 64,3% a San Gallo e del 62,8% a Zugo.
D’altro canto, la Romandia ha bocciato in blocco la modifica legislativa, con gli abitanti di Neuchâtel (65,6%) e Ginevra (65,5%) campioni di scetticismo. Hanno detto no anche Friburgo, Giura, Vaud e Vallese. In mezzo al guado invece il Ticino, dove il sì si è imposto ma di misura (50,5%), più convinti i grigionesi (59,6%).
Chiave unica
Attualmente, le prestazioni coperte dall’assicurazione obbligatoria sono finanziate in modo diverso. Le cure ambulatoriali sono interamente a carico delle casse malati (e quindi di chi versa i premi), mentre per quelle stazionarie gli assicuratori contribuiscono al massimo nella misura del 45%, contro il 55% minimo pagato dai cantoni (tramite il gettito fiscale). Le cure nelle case anziani e nell’assistenza a domicilio ricadono invece al 54% sulle compagnie e al 46% sui cantoni.
Con la riforma accolta oggi dal popolo, nota anche con la sigla di EFAS, tali differenze spariranno, per lasciar spazio a una chiave unica. In ogni caso infatti, che si tratti di una visita medica, di un ricovero ospedaliero o di qualsiasi altro servizio, i cantoni assicureranno almeno il 26,9% delle spese e le casse malati al massimo il 73,1%.
L’obiettivo dichiarato dei sostenitori della novità è accelerare il passaggio dalle cure stazionarie a quelle ambulatoriali, più al passo con i tempi e meno care. Inoltre, si punta a una migliore collaborazione tra tutti gli attori del settore. Tradotto in soldoni, il potenziale di risparmio potrebbe – ma siamo nel campo delle ipotesi – raggiungere i 440 milioni di franchi all’anno.
Sulle conseguenze dell’EFAS sui portafogli le previsioni sono però agli antipodi. Per i favorevoli (in sostanza, oltre a parlamento e governo, il centrodestra, le associazioni dei fornitori di prestazioni e le casse malati), la riforma apparecchia la tavola per un freno dell’incremento dei premi. Per i contrari – a lanciare il referendum che ha portato alla votazione odierna è stato il Sindacato svizzero dei servizi pubblici (VPOD/SSP), appoggiato da Unione sindacale svizzera (USS), Unia e sinistra – si rischia di dare più potere agli assicuratori e far aumentare ulteriormente le fatture dei contribuenti.
“Un sì storico”
Nel campo dei trionfatori non sono mancati commenti dai toni enfatici. Si tratta della riforma “più importante dall’introduzione della LAMal”, ha detto il consigliere nazionale Benjamin Roduit (Centro/VS), membro del comitato favorevole. “È un sì storico”, gli ha fatto eco l’associazione degli assicuratori malattia Curafutura, parlando di vittoria per l’intero sistema, per i pazienti e per chi paga i premi.
Un concetto quest’ultimo sottolineato pure dalla Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS), secondo cui si apre la strada a una riduzione dei ricoveri inutili. Sulla stessa falsariga l’associazione mantello degli ospedali H+, per la quale il passaggio verso un uso preponderante dei trattamenti ambulatoriali è sensato dal punto di vista medico ed elimina i falsi incentivi esistenti.
I favorevoli hanno inoltre messo in risalto come per una volta questo progetto abbia messo d’accordo tutti i partner del settore. Non sono comunque mancati i moniti: la riforma getta le basi per un sistema orientato al futuro e più efficiente, ma non sarà la bacchetta magica in grado di far sparire ogni problema.
“Piantati i semi”
Dall’altra parte della barricata ci si lecca le ferite per la sconfitta, con un occhio però alle imminenti sfide. “Siamo riusciti a piantare i semi che ci permetteranno di costruire”, ha dichiarato il presidente del VPOD/SSP Christian Dandrès. Per il consigliere nazionale ginevrino del PS la campagna dei contrari ha perlomeno consentito di lanciare il dibattito sul tema.
In questi mesi, i sostenitori hanno fatto promesse che non potranno essere mantenute, ha invece avvertito l’Unione sindacale svizzera (USS), definendo il voto odierno una brutta notizia. “Le conseguenze saranno imprevedibili”, ha rincarato la dose Unia. Secondo gli oppositori, a rimetterci saranno anche gli operatori sanitari, che vedranno peggiorare le condizioni di lavoro.
Senza contromisure, i premi continueranno ad aumentare lo stesso, hanno ammonito dal canto loro i Verdi. Il partito ecologista si dice convinto che l’unica soluzione sia una rivoluzione del sistema, ossia premi legati a reddito e patrimonio personali.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link