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Veneto, a gennaio si rischia il blocco di tutti i cantieri: dalle scuole ai tram e i treni ecco il perché dello stop


di
Gloria Bertasi

Caro materiali, ritardi nei trasferimenti da Roma, la tagliola del Pnrr: nei Comuni cresce la preoccupazione

Materiali sempre più cari, ritardi nei trasferimenti da Roma, aziende e amministrazioni con i conti correnti a secco e la spada di Damocle delle spese da affrontare con il rinnovo dei contratti dei lavoratori. Senza contare che Bruxelles monitora, con attenzione, le opere finanziate dal Pnrr e non si può sgarrare, specie sui tempi. I Comuni tremano mentre le aziende lanciano l’allarme: «La situazione è così seria che da gennaio c’è il pericolo che i cantieri si fermino, se non c’è un intervento del governo». 

Non solo quelli del piano di ripresa e resilienza. «Dai lavori minori ai maggiori, il problema è generalizzato», spiega Alessandro Gerotto, presidente di Ance Veneto. Ma la questione «diventa più preoccupante» nel caso delle infrastrutture più imponenti (e attese nel territorio). L’elenco è presto fatto: a traballare ci sarebbero «il tram di Padova ma anche l’alta velocità tra Verona e Padova e sempre nella città del Santo la nuova Pediatria», spiega il costruttore.




















































Extra Pnrr, tra Ance e Città metropolitana di Venezia è in corso un braccio di ferro sulla costruzione della nuova questura: il trasloco — in programma da tempo — porterà la sede di Santa Chiara, in piazzale Roma, a Marghera, vicino la stazione ferroviaria. La gara d’appalto chiude il 3 dicembre con una previsione di spesa di 39 milioni contro i 48 (di cui 8 stanziati dal ministero dell’Interno per il caro materiali) stabiliti nel progetto firmato il 20 settembre dal sindaco Luigi Brugnaro. «Non è comprensibile come si possa realizzare un’opera che parta da una base d’asta insufficiente a coprire i costi di esecuzione», la protesta di Ance.

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Per non dover restituire i soldi all’Europa il Comune di Jesolo ha stanziato un milione di tasca propria per le tre piste ciclabili finanziate con 5 milioni. «Ma abbiamo dovuto stralciare dal progetto l’illuminazione», spiega il sindaco Christofer De Zotti. A Padova, invece, martedì si è riunito un tavolo in prefettura per affrontare il problema dei cantieri Pnrr in cui si starebbe creando un cortocircuito: gli enti appaltanti, ossia i Comuni, devono pagare le aziende al lavoro entro trenta giorni ma da Roma i soldi arrivano con tre-quattro mesi di ritardo, che si accumulano a quelli degli stanziamenti europei. Un problema che tocca tutti i lavori in corso, ma l’allerta maggiore riguarda il tram: 500 milioni di euro per le nuove linee finanziate a tranche (con le debite verifiche di Bruxelles) e se qualcosa si inceppa potrebbero esserci ricadute sull’erogazione dei fondi. 

Per ora, l’amministrazione rimane a bocce ferme ma nell’aria c’è l’ipotesi che Palazzo Moroni accenda un mutuo: le nuove linee devono essere pronte per il 2026 (la deadline del Pnrr), non lo fossero andrebbero appunto restituiti tutti i soldi all’Europa. Difficoltà simili le stanno vivendo anche i Comuni più piccoli, come San Giorgio in Pertiche nel Padovano che per la nuova scuola dovrebbe ricevere il 50% della spesa di 8 milioni: dal governo a oggi sono arrivati solo 400 mila euro.

«Quella del Pnrr è una sfida da non perdere — sottolinea Stefano Marcon, sindaco di Castelfranco Veneto, presidente della Provincia di Treviso e di Upi (Unione province italiane) Veneto —. Due anni fa con il Fondo opere indifferibili era stato coperto il 10% dei rincari, che però si attestano tra il 20% e il 30% . Ma Roma non lo ha rifinanziato». Marcon propone una via d’uscita dall’impasse: «C’è chi ha rinunciato ai finanziamenti Pnrr, quei fondi dovrebbero essere redistribuiti tra quanti invece hanno aderito».

In questo scenario, i costruttori di Ance temono che, per gli appalti a venire, sorgano difficoltà. Con qualche gara deserta ma soprattutto con offerte discount e quindi opere realizzare in modo inadeguato e il rischio che si presentino aziende poco trasparenti. «Dobbiamo continuare a sostenere, come è giusto che sia, che appaltare opere così significative sotto costo — sostiene Gerotto — porta gravi rischi di infiltrazione mafiosa, pericoli per la sicurezza in cantiere, insoluti, tempi biblici e contenziosi, disattendendo di fatto il “pubblico interesse” che non deve essere visto solo, in via illusoria, il risparmio sull’opera appaltata». C’è poi un altro motivo di tensione: il Prezziario della Regione dà la possibilità («odiosa», dice Ance) di ridurre i prezzi a discrezione di progettisti e enti.

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23 novembre 2024



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