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Un Natale senza le strenne


Come scrivere una Finanziaria decapitata dalle mance? L’Assemblea s’interroga, l’imbarazzo dei Cinque Stelle

Il 2024 si chiuderà senza strenna. Se il taglio ai contributi annunciato dal presidente dell’Ars Galvagno diventasse realtà, resteranno deluse le associazioni beneficiarie ma soprattutto i 70 parlamentari regionali. Che a quel tesoretto ci avevano fatto l’abitudine. Quest’anno – vuoi per le maggiori entrate fiscali, vuoi per l’aumento della liquidità riconosciuta da Roma per compensare per il maggiore gettito Irpef – alla Regione si sono aperte non una, non due, non tre, bensì quattro finestre di bilancio. Nella manovra-ter di fine luglio, addirittura, anche il presidente Schifani, in quanto deputato, reclamò la sua ‘quota parte’ per la distribuzione delle mance (in quella stagione 300 mila euro finirono nelle casse del Trapani calcio, di cui il figlio del governatore era consulente). L’Ars è stata bravissima, scientifica, nella spartizione del tesoretto, prevedendo denari sia per i deputati di maggioranza che per quelli d’opposizione: un’operazione artimetica invidiabile, che però ha ridotto Sala d’Ercole a una sala per gli inciuci.

E’ andato tutto a meraviglia finché il deputato Auteri s’è fatto prendere la mano (oltre 730 mila euro di contributi, negli ultimi tre anni, alle associazioni della sua “galassia”). Ora rischia di cambiare tutto. I contributi indiscriminati alle associazioni, assegnati senza alcun criterio oggettivo, ma solo in base alla copertura politica garantita ad ognuna da un pezzetto d’aula, rischia di andare in soffitta. La prossima Finanziaria, già in discussione nelle commissioni di merito dell’Ars, sarebbe assai poco generosa. In realtà Schifani & Co. hanno annunciato che vale 650 milioni, ma sarà un lavoro incompleto – e rischioso: il voto segreto incombe – senza poter garantire un tornaconto a ogni membro della “casta”. “Proporrò ai capigruppo di togliere tutti i contributi “particolari”, diretti a questo a quell’ente, dalle leggi di spesa dell’Ars – ha detto Galvagno a Repubblica nei giorni dello scandalo Auteri -. Facciamo un bando unico, per accedere a tutti i finanziamenti del settore, e affidiamolo all’assessorato al Turismo”.

Sarebbe l’assessorato, quindi, ad assumere decisioni in merito ai criteri di assegnazione dei fondi. Fissando dei paletti per regolamentare una materia che ha sempre puntato sulla deregulation come elemento intrinseco. Sarebbe un dramma per tutti i Natale, i carnevali, le bande, le sagre da finanziare. Le associazioni dovrebbero mettersi in fila e accedere a quel “bando” con la consapevolezza di non partire in vantaggio sui competitor, ma alla pari. D’altronde, come appare evidente da un esposto presentato da 103 associazioni, moltissime erano state tagliate fuori. Forse ci saranno meno soldi per tutti. Intanto, per dare un segnale, è stato rifinanziato il Furs (8 milioni in più), vale a dire il Fondo unico regionale per gli spettacoli, cioè l’unico strumento che, in un modo o nell’altro, avrebbe garantito pari requisiti d’accesso ai contributi: di recente era diventato un ripiego ormai asfittico.

La notizia è che i contributi diretti alle associazioni, forse, potrebbero sparire. Anche Schifani ha detto che “sono pronto a collaborare perché si metta ordine anche con una norma-quadro che disciplini le regole di sussistenza dei requisiti per potere ottenere questi contributi”. Mentre dalll’ultimo vertice di maggioranza di venerdì emerge che verranno adottati “criteri di selezione rigidi”. Una farsa? Il Dipartimento al Turismo, che di certo non eccelle per uniformità di giudizio (basti pensare agli innumerevoli affidamenti diretti di questi anni e al fatto che mezzo milione, di recente, sia finito nella provincia di Messina, regno dell’assessore Amata), potrebbe trovarsi a dirimere una partita incerta e tiratissima fino al 90° minuto. Anche se da parte di alcuni insospettabili dell’Assemblea, come i grillini, giungono i primi avvertimenti: “Basta con le ipocrisie – ha detto Nuccio Di Paola, attuale coordinatore regionale del M5s – ci sono associazioni meritorie che non vanno penalizzate, l’importante è che beneficino di contributi sulla base di rigidi criteri oggettivi e trasparenti che vanno individuati in Assemblea con la collaborazione degli uffici e che siano a prova di critiche e di amichettismi. Ci stiamo già lavorando”.

Forse Di Paola non si riferisce solo agli enti della cultura e dello spettacolo, giacché – specifica il vicepresidente dell’Ars – “ci sono associazioni che operano benissimo nel sociale e che garantiscono servizi fondamentali per la collettività, sarebbe inaccettabile oltre che ingiusto, penalizzarle. Cerchiamo spunti anche da quanto avviene nelle altre regioni italiane. Questa norma va approvata già in questa Finanziaria, siamo aperti alla collaborazione di tutti, maggioranza compresa. Tutti i contributi per varare una buona norma saranno bene accetti”. O forse il referente regionale del M5s ha appena letto l’ultima inchiesta de ‘La Sicilia’, che vede i deputati Stefania Campo e Carlo Gilistro fra i più attivi nel reperire (e rivendicare) finanziamenti a favore di associazioni amiche che operano nelle province di provenienza: Ragusa e Siracusa.

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Ad ogni modo, quando la Finanziaria verrà incardinata all’Ars si capirà sei i nostri “eroi” hanno ottemperato al rigoroso richiamo di Galvagno oppure, com’è sempre accaduto fin qui, andranno avanti per la loro strada, infiocchettando ogni proposta come un gesto salvifico verso questo o quel territorio. Da parte sua il presidente dell’Assemblea ha già contattato i deputati di centrodestra per “vietare” gli emendamenti a favore di enti e associazioni, mentre alle fondazioni verrebbe riservato un altro trattamento. In più avrebbe chiesto di non presentare leggine che esulino dalla materia finanziaria (è avvenuto da poche settimane che il rinvio delle elezioni provinciali di secondo livello venisse allegato alla riforma urbanistica). In commissione, però, qualcuno ha cominciato a fare il bastian contrario: un esempio su tutti, riportato dal Giornale di Sicilia, è l’assessore alla Formazione, Mimmo Turano, che ha depositato 40 emendamenti per modificare i finanziamenti alle scuole paritarie: come l’avrà presa Schifani, che già da mesi non vede l’ora di liberarsene?

Al netto di piccoli episodi (c’è tempo per rimediare, già in commissione Bilancio), la svolta sarebbe epocale: la cultura, a differenza degli ultimi anni, non sarebbe più (totalmente) piegata agli interessi dei politici; le associazioni teatrali avrebbero la facoltà di esprimersi senza il supporto diretto e condizionante di alcuni “sponsor”, ma solo perché – eventualmente – lo meritano; la promozione turistica ripartirebbe senza la “tassa da pagare” dei pagnottisti, degli esperti in comunicazione e delle campagne mirabolanti sui siti di sempre. Già, tutto troppo bello per essere vero. Ma è quasi Natale, ed è a Natale che accadono i miracoli. Compreso quello, per 70 deputati, di ritrovarsi senza strenna.





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