Un dialogo tra una nonna e la nipote, che passa per il rapporto tra genitori e figli, docenti e discenti. Uno strumento che si propone di interloquire con le generazioni del terzo millennio. È il cuore di Oltre il tempo, la nuova proposta letteraria di Annachiara Bruno, in distribuzione dal 22 novembre.
Il libro, edito per Besa Muci, è un tentativo attivo di studio del complesso rapporto intergenerazionale che frappone il vissuto di una persona adulta e la liquidità adolescenziale: la solidità di una vita, valori e principi, posti a confronto con dubbi e conflitti interiori tipici di zoomers e screenagers.
Non soltanto la storia prettamente narrativa di una ragazza, confusa e disorientata, che cerca risposte e stabilità nella saggezza della nonna: il testo si compone di racconti di ex liceali che con la docente Erika Bascià hanno vissuto un’esperienza didattica speciale. Sono questi i veri protagonisti che con la brillante idea dell’autrice hanno avuto la possibilità concreta di esprimere pensieri personali e desideri futuri.
Oltre il tempo però presenta ulteriori elementi avvaloranti: l’introduzione riflessiva del dottor Ludovico Abaticchio, Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Puglia, il contributo scientifico della psicologa Francesca Palmisano, le immagini evocative dell’illustratrice e poetessa Diana Bošnjak Monai.
Bruno: «I nostri ragazzi sembrano forti ma sono fragili»
Abbiamo sentito e raccolto le parole di Annachiara Bruno, autrice di Oltre il tempo.
La genesi. Come e quando è nata la nuova idea letteraria?
«Come insegnante ho sempre avuto un rapporto speciale con gli adolescenti, volutamente. Entravano bambini e, in un certo senso, uscivano con una personalità non forgiata però era un primo percorso di maturazione che mi piaceva poterlo vivere insieme. Ho sempre amato questa fascia d’età per cui ho provato a scrivere Oltre il tempo.»
Su quale sfumature del complesso rapporto intergenerazionale si sofferma il testo?
«Ho dato voce a quelle che sono le conflittualità e le incertezze degli adolescenti. Cominciano ad esplorarsi perché sono sollecitati dai cambiamenti, ricercano una dimensione più precisa per cui hanno bisogno di capire e di capirsi, di rapportarsi con gli altri per superare le insicurezze che li contraddistinguono: in questo lavoro i ragazzi sono riusciti a liberare idee, frustrazioni, perplessità.»
Perché è oggi importante attenzionare questo tema, affrontarlo a viso aperto?
«Nel testo ho voluto mettere in rilievo non certo la saggezza, intesa come rigidità dei codici, ma proprio un tentato aiuto, dei consigli per costruire un’identità. Credo che ogni tempo vive, ha vissuto, vivrà, le proprie conflittualità che sono tipiche dell’adolescenza. L’ascolto è l’elemento fondamentale perché soltanto così si riesce a coinvolgere in un’empatia emotiva di accoglimento, non giudicante.»
Quindi questo libro può essere un reale strumento di aiuto per le nuove generazioni?
«Sicuramente un sopporto perché penetra nella realtà e conduce la dimensione conflittuale e molto barcollante dell’adolescente ad una conoscenza più intima, ad uno spazio introspettivo per accettarsi, capire se stessi e l’altro. Leggendo il libro possano i ragazzi trarre non solo un insegnamento ma cogliere di non essere i soli a vivere un disagio: identificarsi e immedesimarsi in una problematica di un coetaneo.»
Da un lato i ragazzi di testa sul display dall’altro gli adulti sempre affannati da impegni e lavoro. Come si può migliorare il rapporto tra queste diverse generazioni?
«Oggi c’è un apparente dinamismo però il ragazzo, in fondo, vive la solitudine. I social portano a isolarti e a volte capita anche all’adulto: se stai più tempo al computer o sul cellulare resti “intrappolato”. I genitori dovrebbero ascoltare, avere più dialogo con i figli. Prima i nonni erano quelli che raccontavano le storie del passato e davano i grandi suggerimenti. Occorre, oggi, entrare nella dimensione di un adolescente, in empatia con quelle che sono le sue problematiche, e aiutarlo a ricercare un equilibrio.»
In definita, qual è il messaggio principale di Oltre il tempo?
«Non vedere i giovani sotto l’aspetto negativo e sempre critico, ma dare loro la possibilità di mettere fuori angosce e incertezze, dargli fiducia e guidarli verso l’accettazione di sé, mostrare loro la possibilità di una rinascita, un chiarimento, un confronto. Supportare gli adolescenti nella maturazione però con garbo, gentilezza, cioè senza che l’occhio dell’adulto li giudichi.»
Il testo va oltre la prosa, abbraccia altre arti: può offrire questo una comprensione di senso maggiore?
«Ho cercato sempre di dare voce a più linguaggi per offrire una più ampia riflessione e guardare il tema nelle diverse sfaccettature. In questo caso, sono i ragazzi che parlano e riportano nell’anonimato il pensiero personale, giovanissimi guidati dalla propria insegnante. Ancora, la psicoterapeuta con spiegazioni tecniche, le illustrazioni e l’introduzione del dottore Abatticchio.»
Esiste già un primo calendario promozionale?
«Farò una prima presentazione il 28 novembre, alla libreria Laterza di Bari. Seguiranno alcune presentazioni che sono in programma a dicembre ma non si sono ancora definite le date. Da gennaio nuovi incontri: ancora Bari, Monopoli, Taranto. E nelle scuole, ovviamente.»
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