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la Lombardia resta prima, paghiamo la crisi geopolitica, è Bankitalia a smentirsi


La Lombardia da locomotiva a vagone. Secondo la Banca d’Italia, avrebbe conosciuto un rallentamento tale da non poter più usare la metafora con la quale è stata descritta finora per rappresentarla come economia più forte d’Italia. In realtà, spiega Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, sono gli stessi dati di via Nazionale a dire che ha ancora un ruolo trainante. Si è solo verificato un rallentamento dovuto a ragioni esterne, tra cui anche l’instabilità a livello geopolitico. La Lombardia non abdica al ruolo di prima regione manifatturiera d’Europa.



Assessore, la Lombardia è ancora la locomotiva d’Italia dal punto di vista economico?

Siamo la prima regione manifatturiera d’Europa, con un residuo fiscale di più di 50 miliardi di euro. Quella della Banca d’Italia mi sembra una dichiarazione surreale, smentita dai suoi stessi dati, che certificano la leadership della regione. È evidente che, essendo un territorio manifatturiero, le difficoltà che sta vivendo l’industria, dettate da fattori sovraterritoriali, geopolitici, dal costo della liquidità e dell’energia, portano a un rallentamento. Ma siamo comunque una regione che fa lo 0,4 di crescita. Abbiamo un dato occupazionale molto forte. Certo, questo periodo ci preoccupa, ma, detto questo, non vedo chi possa sostituire la Lombardia in Italia nella sua leadership. Le dichiarazioni di Banca d’Italia sono state tanto sorprendenti quanto fuori luogo.



Quali sono le difficoltà da superare in questo momento?

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La crescita c’è. Cresciamo meno dell’anno scorso, perché ci sono ineludibili difficoltà: il costo del denaro, con tassi di interesse molto elevati, Industria 5.0 che ha bisogno di aggiustamenti, l’assenza di domanda, tutti i dubbi di una situazione geopolitica che rende più complicata la programmazione. Una serie di fattori che non riguardano solo la Lombardia, ma l’intera Europa. Anzi, andiamo meglio del resto del continente. Le difficoltà della Germania portano problemi anche a noi, ma, se confrontiamo il dato tedesco con quello lombardo, la nostra regione continua a crescere.



Di cosa avrebbe bisogno la Lombardia per sviluppare a pieno le sue potenzialità?

Ci vorrebbe lo stesso trattamento dei Länder tedeschi e delle regioni spagnole dal punto di vista della devoluzione delle competenze: vuol dire tempi di risposta più veloci ai cittadini e alle imprese, il che aiuta la competitività. Vorremmo poter utilizzare risorse che oggi vanno completamente allo Stato centrale, farle rimanere sul territorio a beneficio dell’ecosistema e dell’economia del territorio.

Il primato manifatturiero su quali settori si fonda e la Regione come intende sostenerlo?

Ci siamo dotati di un piano industriale che riguarda settori che vanno dalla siderurgia alla filiera della componentistica dell’automotive, fino alla meccatronica e tanto altro, comparti in cui abbiamo una leadership specifica. Siamo la prima regione manifatturiera d’Europa e, con questo piano, vogliamo continuare a esserlo. Stiamo lavorando su alcuni obiettivi attraverso una strategia fatta di strumenti finanziari messi a disposizione delle imprese e di coordinamento dal punto di vista regionale rispetto alla connessione dei know-how che presidiano il nostro territorio. Penso, per esempio, alla ricerca e alle università che parlano direttamente con le imprese. C’è un potenziale ancora inespresso.

Quale può essere, quindi, la ricetta vincente per il futuro?

Vogliamo essere lasciati liberi di poter innovare e sviluppare, attraverso l’ingegno dei nostri imprenditori e la qualità dei loro lavoratori, tutto ciò che sta all’interno del nostro ecosistema, dalla ricerca alla formazione.

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Nel campo dell’automotive, la Regione svolgerà un ruolo importante a livello europeo: qual è la strada da prendere per risollevare il settore?

Da gennaio assumeremo la presidenza dell’Alleanza delle Regioni automotive, l’Automotive Regions Alliance. Presiediamo già l’Associazione dei territori della chimica, sempre a livello europeo. Stiamo cercando di operare in piena collaborazione con le altre regioni del manifatturiero continentale per creare quella lobby istituzionale che ci permetta di interloquire direttamente con la prossima Commissione europea, perché corregga ed eviti gli errori commessi da quella precedente riguardo alla competitività.

Va cambiato registro, per esempio, sul tema delle auto elettriche, che dal 2035 saranno le uniche a poter essere prodotte?

Le scelte sull’automotive da parte della precedente Commissione si stanno dimostrando un “suicidio economico”; si sono definiti gli obiettivi e si è scelta un’unica strada per raggiungerli: questo limita la capacità di innovazione degli ecosistemi territoriali, lo sviluppo di nuove idee e l’innovazione tecnologica di nuovi prodotti e servizi.

(Paolo Rossetti)

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