Intervista all’assessore al turismo di La Maddalena Gian Vincenzo Belli
L’arcipelago di La Maddalena merita certamente l’appellativo della “perla del Mediterraneo”. Con le sue 7 isole e gli oltre 60 fra isolotti e spuntoni, è certamente il centro nevralgico di un turismo nautico raffinato, che cerca acque chiare e ancoraggi da sogno, dove passare momenti indimenticabili.
Un patrimonio di valore inestimabile che, ovviamente, comporta anche un grande sforzo gestionale e organizzativo, sia perché venga preservato, sia per adeguarlo alle esigenze di un turismo nautico in costante e massiccio sviluppo.
Tematiche importanti, di cui oggi discutiamo con il Dottor Gian Vincenzo Belli, assessore di La Maddalena con delega appunto al turismo e agli spettacoli, alla cultura e tradizioni e al decoro urbano.
Dott. Gian Vincenzo Belli, di quanti posti barca e campi boe dispone oggi l’arcipelago di La Maddalena? Sono sufficienti per rispondere alla domanda attuale?
“In questo momento, considerando sia quelli pubblici che quelli privati, si toccano quasi 1000 posti barca. Abbiamo inoltre due campi boe, uno storico e l’altro realizzato lo scorso anno. Entrambe le strutture danno un ottimo servizio, ma i posti barca non sono ancora sufficienti. Per risolvere il problema, basterebbe terminare il progetto incompiuto dei 650 posti barca nella struttura realizzata per il G8 del 2009. Siamo in attesa che la macchina si rimetta in moto: il progetto ha bisogno solo di alcune bonifiche e piccole opere di completamento, e sarebbe trainante per l’economia nautica del territorio”.
Come affronta l’amministrazione comunale la crescente e costante richiesta di strutture al servizio del diporto nautico? Quali sono i programmi di sviluppo in questo senso?
“Abbiamo previsto di destinare alcune aree alla cantieristica, in particolare con l’ex Arsenale, e dal punto di vista infrastrutturale non abbiamo bisogno di molto altro. Il problema resta la spada di Damocle della direttiva Bolkestein e dell’incertezza sul rinnovo delle concessioni. Sappiamo che non potranno esserci più proroghe e che anche le nostre strutture dovranno andare a gara entro il 31 dicembre. Mi dispiace per gli attuali concessionari che hanno investito, ma penso anche che le gare rappresentino una possibilità per aumentare la qualità dell’offerta”.
La vostra amministrazione gestisce direttamente un porto, che è uno dei rari casi di strutture pubbliche che funzionano bene. Qual è il segreto?
“In effetti negli ultimi 4 anni abbiamo raddoppiato il fatturato del porto, passando da 700 mila euro a 1,4 milioni. Non si tratta di una cifra da poco, considerato che una parte del porto è riservata ai residenti e un’altra alla pesca. Il segreto sta nella gestione innovativa, rappresentata per esempio dal sistema avanzato di raccolta differenziata o dagli accordi con lo Yachting Club Italiano e con la Rete dei porti della Sardegna, grazie alla quale possiamo fare fiere importanti per promuoverci in tutta Europa. Ovviamente subiamo i limiti della gestione pubblica, che stanno soprattutto nella scarsa flessibilità della gestione economica; ma dall’altra parte abbiamo una virtù che pochi hanno: quella di un porto situato al centro di una città bella, vera e viva tutto l’anno”.
L’amministrazione di La Maddalena svolge anche la funzione di mediatore tra le esigenze dei diportisti e le norme sempre più stringenti di un ente parco che legifera in modo molto prolifico. Quanto è difficile conciliare questi due mondi preservando l’affluenza turistica e l’indotto economico che essa assicura?
“Tutto il territorio comunale di La Maddalena è parco nazionale e ciò rappresenta una peculiarità che non è sempre semplice da gestire. Ma negli ultimi tempi qualcosa nel turismo è cambiato, ed è diventata evidente la necessità di introdurre alcune regole. Per esempio, le 27 barche da traffico che fanno gite nell’arcipelago sono in continua crescita di passeggeri: al momento ne dichiarano 400.000, ma è impensabile che crescano ancora, poiché significherebbe portare 2500 persone all’ora su una spiaggia. Questo comprometterebbe sia la spiaggia stessa, sia la qualità del servizio. Siamo perciò obbligati a prendere provvedimenti in merito, e non possiamo che farlo in relazione con l’ente parco, che oggi finalmente ha un commissario dopo un anno e mezzo di stallo. A mio parere occorre differenziare: c’è un tipo di turismo che si riesce a controllare e un altro, invece, che si subisce anche in termini di ricadute. Come le 100 barche che ogni notte ormeggiano al largo di Porto Madonna e Cala Garibaldi, senza portare alcun indotto economico perché non pagano i servizi portuali. Ecco, questo è uno di quei casi in cui bisogna mettere delle regole per impedirlo, per esempio mettendo un campo boe intelligente, con un sistema di prenotazione”.
La Maddalena è un luogo che ama farsi visitare anche fuori stagione. Come vede l’amministrazione lo sviluppo di questo tipo di turismo? Quali sono le esigenze di chi arriva a La Maddalena fuori stagione e come risponde l’amministrazione in questo senso?
“Grazie al clima mite, abbiamo la fortuna di poter far partire la stagione a Pasqua e terminarla a fine ottobre. Lo facciamo anche perché, oltre al turismo nautico e balneare, attiriamo il turismo culturale per merito di un’offerta sorta sulla storia di questo territorio, attraversato da Napoleone Bonaparte e Giuseppe Garibaldi. Abbiamo messo in piedi mostre permanenti, cinque musei ed eventi per tutto l’anno, e questo – unito al fatto di essere tra i borghi più belli d’Italia – ci porta moltissime presenze anche fuori stagione. È grazie a queste peculiarità che un nome come Costa Crociere ha siglato un protocollo di intesa per portare i suoi passeggeri a La Maddalena come prima meta, subito dopo avere attraccato a Olbia. Accogliamo 30 pullman al giorno anche a marzo e aprile, e quest’anno abbiamo registrato un +20% di passeggeri rispetto al 2023. È vero, è un turismo giornaliero, ma significa comunque centinaia di coperti per ogni ristorante, perciò si tratta di un’economia vera”.
Prima parlavi della cantieristica. La Sardegna da sempre cerca di diventare anche un polo invernale, che consentirebbe lo sviluppo delle attività anche nei mesi di bassa stagione. Quali sono i progetti in questo senso?
“Come dicevo, abbiamo destinato un’importante parte dell’ex Arsenale – che ha una superficie di 15 ettari – alla cantieristica navale. Le strutture sono già pronte a intercettare il grande sviluppo che sta vivendo l’intera area del nord Sardegna. Solo il Comune di Olbia è primo in Italia per il numero di partite Iva legate alla nautica, superando persino Genova che ha una tradizione storica. Siamo il bacino numero uno del Mediterraneo, il 25% dei gigayacht di tutto il mondo passano qui l’estate, perciò è implicito che si debba puntare su questo”.
L’arcipelago è anche uno dei più bei campi di regata del Mediterraneo. Quali sono le manifestazioni più interessanti e prestigiose che ospitate?
“Il prossimo anno saremo Capitale europea dello sport, perciò abbiamo varie iniziative in programma, organizzate anche allo scopo di allungare ulteriormente la stagione. Per quanto riguarda la vela, abbiamo il Centro velico di Caprera che oltre a essere un’eccellenza, è anche una fondazione che sta investendo parecchio, e questo ci ha permesso di ospitare iniziative come il Giro d’Italia a Vela, che fa tappa fissa a La Maddalena. Uno dei prossimi progetti riguarda la valorizzazione della vela latina, che è molto legata alla tradizione locale: intendiamo sfruttarla per il marketing territoriale, al fine di far tornare i turisti colpiti dal fascino anche per queste tipicità”.
Non solo diporto, l’arcipelago di La Maddalena è anche un luogo ricco di storia e di tradizioni, quali sono le attrazioni più belle e meno note che Gian Vincenzo Belli consiglierebbe di visitare?
“Oltre a essere un arcipelago a nord della Sardegna, siamo soprattutto un arcipelago a sud della Corsica, e questa è per me la caratteristica più interessante. Il nostro dialetto è molto simile al corso e il nostro background culturale è diverso da tutto il resto della Sardegna. Inoltre, a La Maddalena si respira davvero la storia della vela, grazie ai musei dedicati che rievocano gli importanti eventi storici accaduti in queste isole. Stiamo lavorando alla riqualificazione del parco archeologico navale, uno spazio di 500 metri quadri che ci permetterà di aumentare ulteriormente questa offerta; infine stiamo organizzando la prima scuola di archeologia subacquea”.
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