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Crisi ecoclimatica e disastri annunciati, in Calabria non si può più sbagliare



CRISI ECOCLIMATICA E DISASTRI ANNUNCIATI: IN CALABRIA NON SI PUO’ PIU’ SBAGLIARE

Si susseguono i disastri ambientali (alluvioni e stravolgimenti di territori, siccità e incendi) dovuti alle ricadute a terra delle alterazioni e delle precipitazioni concentrate, sempre più intense e violente, della crisi eco climatica. Molti studi ed anche Rapporti dell’Unione Europea, e per essa della EEA, agenzia ambientale di servizio, pubblicano ormai mensilmente gli elenchi delle aree e delle regioni più a rischio, in cui Calabria e Sicilia, occupano ormai costantemente i primi posti tra le aree più esposte. Come peraltro evidenziato nazionalmente anche dai frequenti Rapporti ISPRA.

La politica istituzionale,  e anche i media, ignorano (spesso in senso letterale, ma anche intenzionalmente) colpevolmente tutto ciò: si preferisce parlare di megaprogetti, grandi e grossi, magari improbabili, impattanti e propagandistici,  che evocano infatti enormi flussi di denaro, quindi di grande richiamo politico mediatico.

La situazione descritta nei rapporti scientifici e comunitari, confermata sempre più spesso dalle “cronache dei disastri”, è talmente grave da non permettere  più errori nelle strategie territoriali, specie dalle nostre parti. E’ vero infatti che il clima sta cambiando, peggiorando assai , in tutto il Pianeta ma la Calabria, come la Sicilia, è tra le aree che si trovano sulla frontiera di tali dinamiche, in trincea nel fronteggiare la crisi e delle catastrofi ambientali.

Va allora supportata e rafforzata la lotta di quelle popolazioni e amministrazioni locali  che già si battono per la salvezza del patrimonio eco paesaggistico e territoriale e stanno dicendo basta all’ulteriore consumo di suolo e di ecosistemi importanti.  Esiste una larga opposizione popolare che contrasta progetti , grandi e piccoli, che porterebbero nuovi impatti e dissesti: impianti industriali ed energetici (clamorosamente beffardi in una regione che ha già migliaia di attrezzature di produzione eolica o solare costruite, ma destinate  a entrare in  funzione tra diversi anni, forse decenni),  infrastrutture di nulla o dubbia utilità, nuova edilizia – soprattutto turistica! –, paradossale nella regione europea che possiede già il triste primato nel rapporto tra case vuote ed abitanti, con centinaia di migliaia di appartamenti e villette che ormai restano vacanti e inutilizzate anche a Ferragosto, quando la domanda turistica è massima.

Il nostro territorio è stato infatti  già sconnesso, dissestato, stravolto da decenni di iper cementificazione selvaggia, con aggressioni e forti distruzioni e degradi di habitat e ambienti portanti nella sua  struttura eco paesaggistica: basti ricordare il tombamento o la semplice copertura, spesso con riempimento delle fiumare, elementi strategici di relazione mare-monte, tra i massicci interni e le due coste, o l’erosione, accelerata dall’insediamento diffuso , degli stessi ambienti costieri, o l’occupazione quasi totale delle poche piane esistenti da parte di un’ urbanizzazione diffusa, spesso abusiva e senza qualità, diventata da tempo un enorme costo sociale. Con pericoli che vanno, in caso di perturbazioni appena rilevanti, dall’accentuazione della franosità , all’esondazione alluvionale delle fiumare, alla perdita dell’urbanizzato di costa, al crollo di interi versanti urbanizzati  (già visti in precedenti disastri di territori meridionali ), rispetto a cui lo stesso cemento armato può poco, allorché crolla suolo e sottosuolo in cui è situato.

Oggi, per sperare di poter fronteggiare la crisi ecologica già conclamata e poter prospettare ancora un futuro, non si può che muovere da un recupero ed un risanamento di territorio e paesaggio. Bisogna rigorosamente seguire le regole statutarie dettate dai valori dei luoghi, dell’ambiente e del paesaggio. Bisogna rivedere ed eventualmente bloccare quei progetti che non rispettano tali criteri, anche cancellando scelte discutibili già fatte. Bisogna senza indugio privilegiare le opere di riqualificazione e ripristino ecologico, a partire dalle operazioni di resilienza minime , come la pulitura delle fiumare e lo sgombero e la riapertura delle “vie di fuga” dell’acqua: operazione semplice, cui tutti gli enti comunali dovrebbero provvedere subito. Ne va della sopravvivenza e del futuro non solo ambientale, ma anche sociale e civile, della nostra regione.

Bisogna ricordare che la Calabria si è dotata già di uno strumento che può essere di forte orientamento di tutto ciò: il Piano Territoriale Paesaggistico che pure andrebbe aggiornato e rivisto , completando la normativa di tutela, con la salvaguardia e la valorizzazione di TUTTI I BENI E GLI ECOSISTEMI DI PREGIO e fragili, Ripristinando tra l’altro la normativa Urbani, di cui si era dotata originariamente lo stesso strumento, e che dopo è stata molto ridotta.

Anche nelle deliberazioni dei prossimi giorni , dovute alle disposizioni del decreto “Aree Idonee per impianti energetici” emesso dal Governo, la Regione Calabria  non ha alcun bisogno di individuare aree idonee e non idonee alla produzione di energia rinnovabile: è sufficiente che si attenga al QTRP così salverà capra e cavoli, ottemperando al decreto ministeriale mentre al contempo difende il suo territorio dall’ assalto in corso condotto dagli operatori del settore energetico impegnati a perseguire i propri guadagni.

Coordinamento regionale Controvento

 



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