E’ lieto perché Toscana e Umbria hanno di nuovo lo stesso colore politico e possono ritrovare sintonia. E’ ermetico sulla sua ricandidatura alla guida della Regione nel 2025. E’ soddisfatto per il lavoro svolto o impostato in 4 anni, al netto delle criticità che sono pane quotidiano di chi governa.
Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, si presenta così all’indomani del ribaltone umbro e a meno di un anno dal voto toscano.
– Presidente, dalle urne un segnale chiaro.
Direi di sì. Umbria ed Emilia Romagna sono due regioni omogenee con le quali c’è un rapporto fraterno di vicinanza territoriale. Contesti economici e sociali simili. Fin dal 1970, da quando furono costituite le regioni, sono state definite le tre “regioni rosse”. L’indicazione che viene da questo voto è che l’alleanza larga delle forze progressiste è vincente. E’ possibile unire liste e programmi che hanno peculiarità e sensibilità anche diverse, tra visione riformista, più pragmatica, un’idea di società con impostazione di centrosinistra e le idee di altre forze più idealiste legate a idee e valori della sinistra. Un’alleanza vincente anche là dove come in Umbria l’impresa sembrava impossibile. Sì, dalle urne arriva l’indicazione chiara che questa è la strada da seguire.
– Lei rigorosamente non parla di ricandidatura, il confronto politico è in corso. Ma quando si vota in Toscana?
La legge dice dopo 5 anni, con un margine di 60 giorni prima o dopo. Nel 2020 si votò a settembre quindi ritengo che il periodo verosimile sia ottobre, per evitare l’estate o il profondo autunno.
– Cosa significa per la Toscana la svolta umbra con Stefania Proietti?
Molto. Sono entusiasta dal suo successo, c’è amicizia e stima. Abbiamo avuto un incontro importante a La Verna il 17 ottobre scorso per l’800esimo anniversario delle Stimmate di San Francesco, al quale lei partecipò come sindaco di Assisi. E’ stata l’occasione per apprezzarne il modo di lavorare e di vedere le cose. Un’intesa che adesso riempiremo di sostanza.
– Con Donatella Tesei come è stato il dialogo istituzionale?
Direi corretto. Salvo, naturalmente, la diversità di opinione emersa su Medioetruria, la stazione dell’alta velocità, tema sul quale sono rimasto deluso e contrariato dai metodi e dai contenuti. Doveva esserci concertazione, poi Tesei è andata avanti con il suo assessore Melasecche in modo dritto e determinato sulla strada impostata con il ministro Salvini. Sono rimasto molto perplesso del fatto che si decidesse al ministero, e dal governo della Regione Umbria, dove fare in Toscana un’opera da noi sollecitata. Ne va anche del rispetto delle autonomie.
– E ora ci sarà una marcia indietro su Creti, che un anno fa venne preferita dal tavolo ministeriale e dall’Umbria?
Credo che ad oggi siamo ancora alle parole pronunciate nel contesto della recente campagna elettorale, su un’infrastruttura che costerà non meno di 200 milioni. Siamo agli albori. Tutto si può ancora discutere. Io che sono il presidente della regione dove questa ipotesi è stata presentata, credo che possa affermare che la questione è apertissima.
– La scelta di Creti sarà cancellata?
Le criticità di questa localizzazione sono palesi. L’aspetto idrogeologico delicatissimo non consente di creare una colata di cemento, sconquassare l’ambiente. E poi non ha senso una stazione alta velocità non connessa con il percorso ferroviario esistente, distante 10 km: come ci vai? Consentire lo scambio ferro-ferro per fruire delle 15 – 20 fermate giornaliere è basilare. Infine, in quel luogo non esistono servizi e poi, domando, chi costruisce la viabilità necessaria?
– E allora la soluzione da trovare fra Toscana e Umbria qual è?
Invertirei il ragionamento. Il primo passaggio da parte del ministero è quello di accertare il maggiore bisogno di trasporto pubblico in questa area dell’Etruria aretina, senese e umbra. Voglio dire: vanno attivati subito maggiori collegamenti veloci verso Roma, Firenze, Bologna, Milano intensificando i treni nelle due stazioni esistenti di Arezzo e Chiusi ma anche Terontola. Poi, in base allo studio dell’utenza, si lavora sulla localizzazione congrua per la domanda dei passeggeri. A quel punto, su dati certi e oggettivi sui flussi, non su altro, ne prenderò atto e prenderemo la decisione insieme alla presidente Stefania Proietti.
– Il passante ferroviario di Sinalunga?
Stiamo lavorando ad un accordo con Lfi e abbiamo gettato le basi del collegamento diretto tra Siena e Arezzo.
– Dai binari alle strade. Due Mari?
Nel 2026 ci sarà un grande lavoro per mettere tutta a doppia corsia la Siena -Grosseto. Interventi, poi, sulla statale del Cipresso da Paganico a Monte Amiata. Ci sono 65 milioni a disposizione del fondo di sviluppo e coesione. Rimangono ancora indietro il lotto 0 di Siena e la tangenziale di Arezzo, ma lo sblocco dell’opera in conferenza dei servizi è un passo davvero importante per portare avanti la Due Mari nel tratto mancante nell’Aretino.
– Sanità. A fine mese il direttore generale dell’Asl Toscana sud est lascia, per la sua nuova destinazione. Chi lo sostituisce? Almeno un identikit del nuovo dg.
Non faccio identikit, si rischia di bruciare qualcuno. Ormai manca poco. A inizio dicembre comunicherò il nome dopo aver ascoltato anche il territorio. Purtroppo l’incontro con i 99 sindaci in programma in questi giorni, che era in agenda, slitta alla prossima settimana per l’assenza di molti di loro impegnati nell’assemblea dell’Anci. Sono pronto ad ascoltarli dopo aver letto la loro lettera.
– Multiutility dei servizi?
Ritengo che in prospettiva sia importante per la Toscana ma è fondamentale estendere l’aggregazione dei servizi ad Arezzo e Siena. Un processo ancora in corso di definizione. Giusto quindi aspettare ed aver fermato l’ingresso in Borsa proprio per allargare la partecipazione dei soci e dare spazio ai comuni. Va trovato il giusto assestamento, oltre l’area metropolitana e fiorentina e dare voce a tutti in una dimensione regionale. Quindi Arezzo, Siena e progressivamente Grosseto, anche per avere maggior forza nel mercato.
– Crisi lavoro. Abb, incognita Fimer e moda in difficoltà.
Seguiamo con attenzione tutte le crisi aperte in ambito regionale e le vicende in corso. Nuova convocazione del tavolo per la moda, per lunedì, con i parlamentari nazionali ed europei e l’interlocuzione con i grandi produttori del settore.
– Come sta la Toscana?
La Toscana è una regione che come le altre ha i suoi aspetti positivi e le criticità ma in linea generale gode di buono stato di salute, ha una fortissima capacità attrattiva non solo turistica ma anche verso insediamenti manifatturieri. Ci sono tre facoltà universitarie che creano sinergie nuove e strategiche sull’innovazione abbracciando robotica, intelligenza artificiale, tecnologia, che genera processi produttivi, la nautica rappresenta il 40 per cento nazionale, il turismo è fonte di reddito per oltre il 15 per cento, con punte del 40 per cento tra Argentario e isola d’Elba. Il sistema sanitario è ottimo, lo dicono i rilevamenti. E voglio sottolineare gli asili nido gratis fino a 35 mila euro di reddito Isee, per la fascia 0 – 3 anni. In questo siamo la regione più nordica tra le italiane. Una Toscana moderna, che si sviluppa e progetta il suo futuro.
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