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Il salto nel buio di Biden: mine antiuomo per l’Ucraina


La decisione del presidente Joe Biden di autorizzare l’invio di mine antiuomo all’Ucraina rappresenta un drammatico cambio di rotta che getta ombre oscure sull’evoluzione del conflitto. Si tratta di un passo che non solo alimenta la pericolosa spirale della guerra, ma solleva anche serie questioni morali, legali e strategiche. Con questa scelta, gli Stati Uniti infrangono le loro stesse linee guida, precedentemente ripristinate dallo stesso Biden, che vietavano l’uso e il trasferimento di mine antiuomo al di fuori della penisola coreana. Un paradosso che evidenzia la crescente disperazione di fronte ai progressi delle forze russe sul campo.

Le mine antiuomo, definite “non persistenti” perché progettate per autodistruggersi o disattivarsi dopo un periodo di tempo, sono strumenti letali e indiscriminati. Anche nella loro versione tecnologicamente avanzata, rappresentano una minaccia per i civili, sia durante che dopo il conflitto. L’utilizzo di questi ordigni contraddice il principio fondamentale del diritto internazionale umanitario: proteggere le popolazioni innocenti dai rischi della guerra. Eppure, l’amministrazione Biden ha scelto di ignorare tali preoccupazioni, giustificando questa mossa come necessaria per rallentare l’avanzata russa nell’Est dell’Ucraina.

Un’escalation con conseguenze globali

Il quadro sul campo è chiaro: l’Ucraina sta affrontando difficoltà sempre maggiori nel contenere le offensive russe, con le truppe di Mosca che guadagnano terreno a una velocità senza precedenti dal 2022. Le mine antiuomo vengono presentate come una soluzione tattica per rafforzare le linee difensive e ostacolare l’avanzata nemica. Tuttavia, questa scelta rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio, alimentando ulteriormente le tensioni e prolungando un conflitto già devastante.

La decisione americana non solo rischia di aggravare la situazione in Ucraina, ma pone anche un precedente pericoloso a livello internazionale. Paesi come Lituania, Lettonia ed Estonia, che avevano recentemente preso in considerazione l’idea di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa (il trattato che proibisce le mine antiuomo), potrebbero ora sentirsi legittimati a farlo. Questo potrebbe scatenare una nuova corsa agli armamenti che andrebbe a compromettere decenni di sforzi globali per limitare l’uso di queste armi devastanti.

Un costo umano e morale insostenibile

L’uso di mine antiuomo ha un impatto devastante sulle comunità locali, spesso lasciando una scia di morte e mutilazioni che persiste ben oltre la fine delle ostilità. Secondo Human Rights Watch, anche le mine “non persistenti” rappresentano un rischio significativo per i civili, a causa di malfunzionamenti o mancata autodistruzione. La promessa di bonifica post-bellica avanzata dagli Stati Uniti suona come un palliativo poco convincente, considerando le difficoltà e i costi enormi delle operazioni di sminamento in scenari post-conflitto.

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In questo contesto, la decisione di Biden appare non solo rischiosa ma anche ipocrita. Solo due anni fa, il presidente stesso aveva definito “sconsiderata” la scelta dell’amministrazione Trump di reintrodurre l’uso strategico delle mine antiuomo. Ora, spinto dalle necessità di una guerra che sembra sfuggire al controllo, Biden si ritrova a percorrere quella stessa strada, con un cambio di direzione che mina ulteriormente la credibilità degli Stati Uniti.

La spirale di un conflitto senza via d’uscita

La scelta di inviare mine antiuomo rappresenta un sintomo di una più ampia incapacità di gestire il conflitto in Ucraina. Piuttosto che lavorare a soluzioni diplomatiche per porre fine alla guerra, si preferisce alzare continuamente la posta, con il rischio di innescare una spirale incontrollabile. L’utilizzo di mine antiuomo non è solo una risposta tattica, ma un segnale di disperazione che non fa altro che allontanare la prospettiva di una pace duratura.

L’escalation che deriva da questa decisione non colpisce solo l’Ucraina, ma rischia di avere ripercussioni globali, legittimando l’uso di armi vietate e alimentando la corsa agli armamenti. In un mondo già profondamente segnato da conflitti e divisioni, la scelta americana di ricorrere alle mine antiuomo aggiunge benzina sul fuoco di una situazione geopolitica sempre più instabile.

Il costo umano, morale e politico di questa decisione sarà probabilmente alto. E mentre le mine si autodistruggeranno sul campo, le cicatrici che lasceranno sulle vite dei civili e sulla credibilità internazionale degli Stati Uniti saranno molto più difficili da cancellare.

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